Da Londra a Francoforte la musica è cambiata. Il monito del presidente della Bce Mario Draghi, che una settimana fa si era detto «pronto a tutto» per preservare l’euro, non si è tradotto in un intervento immediato da parte del <+corsivo>board<+tondo> della banca centrale. E la delusione è apparsa subito cocente. Dopo metà seduta trascorsa all’insegna dell’ottimismo, l’inversione di tendenza è netta: in pochi minuti gli indici, complici anche i volumi non elevati della stagione, bruciano i rialzi e passano in terreno negativo. Il crollo è repentino e, a fine giornata, Piazza Affari è la peggiore Borsa della giornata assieme a Madrid (-5,6%) con un calo del 4,6%. Solo sul listino milanese vanno in fumo 14,2 miliardi di euro di capitalizzazione, mentre sono 88 i miliardi "spariti" in una sola seduta in tutta Europa. Lo spread addirittura rivede quota 500, chiudendo a 505 punti di differenziale con i Bund tedeschi.
Pollice verso dagli analistiL’Eurotower - è scritto nel comunicato letto dal governatore - "potrebbe" riprendere l’acquisto di titoli pubblici per calmierare gli spread, "in misura adeguata per raggiungere i propri obiettivi", peraltro in un contesto di ulteriore indebolimento della crescita. In conferenza stampa però Draghi ha precisato che questa e altre misure saranno definite solo nelle prossime settimane. Da una parte, come sottolinea una nota di Barclays, per la prima volta nella retorica della Bce si fa cenno alla possibilità di acquistare titoli di Stato in maniera illimitata. Allo stesso tempo però l’intervento sarebbe condizionato a una richiesta ufficiale da parte del Paese interessato, come Spagna o Italia, di aderire al supporto del fondo salva-Stati. Una vittoria della linea tedesca? «L’ennesima pessima figura dell’area euro – commenta Angelo Drusiani, esperto obbligazionario di Banca Albertini Syz –. Un’area sempre meno vitale per la crescita globale perché è rimasta agli egoismi che la portarono agli avvenimenti ben noti del secolo scorso. Quali prospettive? Sempre meno favorevoli non solo all’aumento del Pil, ma anche alle possibilità che la moneta unica abbia un futuro di lungo periodo». Nel discorso tenuto una settimana fa a Londra, Draghi aveva avvertito che la Bce sarebbe intervenuta nel solco del suo mandato, facendo pensare alla più ampia interpretazione possibile, mentre nello statement<+tondo> pubblicato ieri rispunta il tormentone della stabilità dei prezzi.
Inutili le previsioni della vigilia«Per fortuna, ci fanno capire, che la Bce sarà attenta all’inflazione! Se questo è il principale problema per la Banca di Francoforte di che altro dovremmo preoccuparci?». Duro anche il commento di Gabriele Vedani, managing director di Fxcm Italia: «Un bel tacer non fu mai scritto. Mai come oggi il proverbio dai più erroneamente attribuito a Dante, ha mostrato tutta la sua forza e il suo realismo. A dispetto degli equilibrismi verbali del governatore della Bce anche a scapito di qualche contraddizione benché prontamente corretta, quello che è mancato completamente al mercato oggi è stato il supporto di un’azione. Gli operatori si interrogavano su quali misure la Bce avesse predisposto per dare seguito tangibile alle rassicurazioni del governatore: taglio tassi, nuove
facility sui depositi, nuovi collaterali, acquisto diretto di
covered bond delle banche, addirittura di
corporate bond, una nuova ondata di Ltro o finanche un vero e proprio allentamento quantitativo. Niente, solo dichiarazioni: non può certo sorprendere che l’euro dopo aver toccato 1,24 all’apertura della conferenza stampa, si sia orientato violentemente al ribasso, trascinandosi dietro Borse e titoli di stato periferici». Il problema, fa osservare Vedani, risiede ancora nel Consiglio europeo e in quella frattura tra due blocchi che non accenna a ricomporsi. «Io continuo ad avere estrema fiducia nel governatore - spiega - ma il tempo a disposizione è sempre minore e la situazione in continuo peggioramento, il che significa maggiori sforzi per invertire l’inerzia e più soldi per riparare i danni fatti».