Quasi un meridionale su tre è a rischio povertà a causa di un reddito troppo basso, contro 1 su 10 al Centro-Nord. È il verdetto enunciato dalla Svimez, secondo cui, in valori assoluti, al Sud, si tratta di 6 milioni 838mila persone, fra cui 889mila lavoratori dipendenti e 760mila pensionati. I dati - gli ultimi disponibili, relativi alla situazione 2007 - emergono dal Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno secondo cui ben il 44% delle famiglie meridionali, quasi una famiglia su due, non ha potuto sostenere una spesa imprevista di 750 euro (26% al Centro-Nord). Secondo il rapporto, il 14% delle famiglie meridionali vive con meno di 1.000 euro al mese, un dato quasi tre volte superiore all'altra ripartizione (5,5%). Ed è da considerare che nel 47% delle famiglie meridionali vi è un unico stipendio, fetta che passa addirittura al 54% nel caso della Sicilia. Hanno inoltre a carico tre o più familiari il 12% delle famiglie meridionali, un dato quattro volte superiore al Centro-Nord (3,7%), che arriva al 16,5% in Campania. Ma il rischio povertà, secondo la Svimez, resta anche con due stipendi. Nel 2008, inoltre, è arrivata con difficoltà a fine mese oltre una famiglia su 4 (25,9%), contro il 13,2% del Centro-Nord.
IL MESSAGGIO DI NAPOLITANO. Per il Sud serve un deciso cambio di marcia nelle strategie di sviluppo. È il messaggio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano inviato in occasione della presentazione del rapporto Svimez 2010. Napolitano sostiene come i risparmi di spesa, necessari per tenere i conti in ordine davanti alla crisi economica, abbiano però penalizzato il Mezzogiorno. «I risultati complessivamente insufficienti delle politiche seguite in passato e la presenza di significative inefficienze - dice Napolitano - rendono necessario un ripensamento e possono anche spingere ad una profonda modifica delle modalità e dello stesso impianto strategico degli interventi di sviluppo».Napolitano di ricordato che «la crisi che ha colpito tutte le aree del paese non ha risparmiato le situazioni già di profonda difficoltà del Mezzogiorno, che rischiano di risultarne aggravate anche inprospettiva».Ridurre gli effetti della crisi è divenuta «una priorità». La necessità di contenere il disavanzo haportato "uno spostamento di risorse di cui hanno sofferto le politiche di sviluppo, come è dimostrato dalle ricadute sul quadro strategico nazionale 2007-2013 al quale sono state sottratte ingenti dotazioni e che registra, a metà del periodo di programmazione, gravi ritardi». Napolitanosottolinea quindi che i risultati finora ottenuti dalle politiche messe in atto per il Mezzogiorno sono"complessivamente insufficienti" e il permanere di «significative inefficienze» rendono necessario «unripensamento e possono anche spingere ad una profonda modifica delle modalità e dello stesso impianto strategico degli interventi di sviluppo. Ma è un fatto che il Mezzogiorno può contribuire, attraverso la piena messa a frutto delle sue risorse, alla ripresa di un più sostenuto e stabile processo di crescita dell'economia e della società italiana fondato anche su una strategia di leale e convintacollaborazione tra le Regioni e lo Stato».