Stipendi salvi, o quasi. Nonostante il virus, due aziende su tre, pur avendo preventivato un impatto negativo sulla propria attività tutelano i dipendenti. Infatti solo una su dieci ha ridotto le retribuzioni. È quanto emerge dall'indagine "2020 Covid-19 Survey, Italy", condotta da Wills Towers Watson su 55 aziende aziende di grandi dimensioni, per il 75% multinazionali.
Metà dei datori di lavoro prevede, peraltro, di ridurre temporaneamente l'orario di lavoro, ma nessuno attraverso licenziamenti. Tre aziende su quattro invece stanno modificando gli obiettivi del sistema di incentivazione di breve periodo, adattandoli alla situazione secondo un’analisi che tenga anche conto della motivazione delle persone. Riguardo al telelavoro, se prima della pandemia la maggior parte delle organizzazioni aveva meno del 25% delle persone che lavorano da casa, ora in 7 aziende su 10 gli smartworker rappresentano oltre il 75%. Da notare che il dato è molto più alto che negli Stati Uniti, dove un’indagine parallela (COVID-19 Employer Readiness Survey) ha rilevato che l’aumento è stato dal 14% al 39%.
Prevale però l’incertezza sull’orizzonte temporale che vedrà applicate queste misure: il 78% degli interpellati non ha fissato alcuna data permanendo l'incertezza della situazione. “Viviamo un momento dal quale potrebbe scaturire una vera e propria reingegnerizzazione del nostro Paese. L’efficacia dello smartworking, riconosciuta sia dai datori di lavoro che dai lavoratori, darà un nuovo impulso alla digitalizzazione e alla modernizzazione del lavoro”, osserva Edoardo Cesarini, AD Wills Towers Watson.
Tutti i datori di lavoro hanno intrapreso azioni per proteggere la sicurezza dei loro dipendenti: le più diffuse sono la disinfezione dei luoghi di lavoro (94%), la disponibilità agevolata di gel igienizzanti (92%) e l’utilizzo dei device aziendali per lo smart working (87%). "Proteggere la salute di dipendenti, clienti e della comunità - annota Rodolfo Monni, responsabile indagini retributive di Wills Towers Watson - è preoccupazione primaria di tutti i datori di lavoro. Ma le aziende, in particolare quelle quotate, devono tenere anche conto dei risultati finanziari. I datori che intraprendono azioni forti per mettere le persone al primo posto - conclude Monni - saranno nella posizione migliore per migliorare il benessere dei dipendenti, ripristinare la stabilità e raggiungere il futuro successo aziendale".