sabato 18 maggio 2013
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Le aperture domenicali generalizzate non risolvono i problemi del commercio, mentre ne creano di pesanti per i lavoratori». Pierangelo Raineri, confermato l’altro ieri segretario generale della Fisascat, il sindacato del commercio della Cisl, spiega così l’obiezione alla liberalizzazione totale delle aperture festive.Quali problemi non risolvono e quali creano?La crisi dei consumi non si batte certo aumentando i giorni o gli orari di apertura. Dipende infatti dal calo del reddito disponibile delle famiglie. L’unico modo per favorire la crescita degli acquisti sarebbe dunque poter assicurare maggiori entrate ai cittadini-consumatori. E per farlo occorre da un lato far ripartire lo sviluppo economico e dall’altro diminuire la pressione fiscale, in particolare sui redditi da lavoro dipendente e da pensione. Quanto invece ai lavoratori, l’apertura nei festivi e in tutte o quasi le domeniche comporta un grave nocumento alla vita familiare. Madri e padri lamentano di avere molti meno momenti liberi da passare assieme ai figli, hanno difficoltà a partecipare alle funzioni religiose e alla vita delle loro comunità, la socialità ne risente.Ma i lavoratori, obiettano le aziende, possono sempre recuperare il giorno di riposo in mezzo alla settimana...È chiaro che non è la stessa cosa. I bambini durante la settimana sono a scuola, mentre la domenica sono a casa e vorrebbero passare il giorno con i genitori. Moltissime attività sociali si svolgono la domenica, proprio perché "normalmente" è il giorno in cui tutti non hanno impegni lavorativi, sono liberi. Per non parlare delle festività: non è la stessa cosa poter festeggiare la mattina di Natale o il mercoledì precedente... Non lavorare la domenica significa per un credente poter dedicare la giornata alla preghiera, alla riflessione, alla vita familiare e comunitaria. E, per chi non crede, comunque poter partecipare alla vita sociale.Secondo la Grande distribuzione organizzata, però, le aperture domenicali convengono economicamente e hanno prodotto occupazione aggiuntiva.Sarei cauto. Complessivamente nel settore del terziario abbiamo perso posti di lavoro a causa della crisi economica. È vero che nella grande distribuzione i livelli occupazionali hanno tenuto, ma anche perché si sono potuti attivare gli ammortizzatori sociali. Comunque non sono i contratti per le aperture domenicali a fare la differenza in maniera significativa.Il sindacato viene accusato di essere poco moderno, legato a modelli passati...Non mi pare che difendere la domenica e le festività senza lavoro sia difendere il passato, quanto tutelare una libertà fondamentale della persona: quella al riposo e a una libertà sincronizzata con quella degli altri, a cominciare dai familiari.Eppure negli ultimi anni siete stati costretti a proclamare scioperi per garantire alcune festività ai lavoratori...Questo sì un ritorno al passato. Ma delle imprese, che non garantiscono ai dipendenti neppure la possibilità di festeggiare Natale, Pasqua o la Festa dei lavoratori. Perciò siamo stati costretti a proclamare gli scioperi in questi giorni, per tutelare la libertà di scelta dei lavoratori.Alcune imprese, in particolare quelle dei grandi centri commerciali, sostengono però che solo aprendo nei giorni festivi si torna ad attirare clientela, la gente è meglio disposta agli acquisti importanti, insomma si creano occasioni di sviluppo.A noi sembra di assistere soprattutto a un grande spostamento di consumi: dai piccoli negozi ai grandi centri, dai giorni infrasettimanali alla domenica. Sì, è vero alcune aperture festive attraggono clientela, ma è quella stessa clientela che poi il martedì successivo evita di fare la spesa al supermarket sotto casa, perché il problema principale resta sempre la drastica diminuzione del reddito disponibile.Ma il sindacato è "chiuso" a ogni ipotesi di apertura domenicale?Niente affatto. Abbiamo sempre accettato di negoziare un numero ragionevole di aperture domenicali e festive, peraltro previste nei contratti collettivi. E siamo pronti, come sempre, a contrattare la flessibilità necessaria. Sediamoci a un tavolo con gli imprenditori e discutiamo le reali esigenze. Senza trincerarsi dietro una legge che ha portato una liberalizzazione selvaggia che non esiste nella quasi totalità dei Paesi europei.
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