Investire sulla scuola, ma non su quella paritaria. È quello che emerge dalla bozza della Legge di Stabilità che il governo ha varato. Per il capitolo della scuola paritaria, che fa parte dell’unico sistema nazionale d’istruzione, sono previsto solo 200 milioni (invece dei 536 originari). Un taglio peggiore delle già fosche previsioni, come ha sottolineato Elena Centemero, responsabile scuola di Forza Italia. E soprattutto la triste conferma che l’appello delle associazioni della scuola paritaria lanciato qualche settimana fa per un’inversione di tendenza, è rimasto praticamente inascoltato. Uno scenario sconcertante per le scuole paritarie (che comprendono anche tutte le materne comunali) che già in queste settimane rischiano di veder sfumare anche 120 dei 220 milioni di euro faticosamente recuperati nella Finanziaria 2014 e ora riposti sotto il vincolo del «patto di stabilità» delle Regioni, che per erogare questi fondi saranno costrette a risparmiare altrove. Uno scambio che le Regioni non sembrano affatto intenzionate a compiere, con il pericolo che, se non spesi, si perdano per sempre lasciando le scuole paritarie, che quei fondi li hanno anticipati, in gravissime situazioni economiche. La chiusura dell’attività per molti istituti non appare più una eventualità remota. Uno scenario, quest’ultimo, che stride con le parole pronunciate sia dal premier Matteo Renzi sia dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini sulla volontà di investire nella scuola. Su tutta la scuola, visto che in diverse occasioni il ministro Giannini ha riconosciuto il ruolo svolto nell’intero sistema nazionale dalla scuola paritaria. Comunque per la scuola statale, la Legge di Stabilità prevede un fondo di un miliardo di euro per sostenere la «buona scuola» e in particolare il piano di assunzioni dei docenti precari che da anni attendono l’immissione in ruolo dopo aver vinto concorsi e ottenuto l’abilitazione. Il testo ha anche aspetti che raccolgono il plauso degli addetti ai lavori. È il caso del credito d’imposta per le imprese che intendano investire nella ricerca. «Una buona notizia per noi» dicono i responsabili degli enti di ricerca. Così come i 150 milioni di euro nel fondo ordinario per le università. Decisamente negativo, denunciano i sindacati, il blocco degli stipendi per gli statali fino a fine 2015. O la maturità a costo zero con l’uso dei soli docenti interni.