Sciopero dei corrieri della filiera Amazon il prossimo 26 novembre - Ansa
Uno sciopero generale nel giorno simbolo degli sconti pre-natalizi (in negozio e on-line), il Black Friday, che quest’anno cade il 26 novembre. Una tradizione americana che ormai da anni anche in Italia fa impennare le vendite di prodotti di ogni genere ma in particolare di quelli tecnologici. A proclamare lo sciopero sono i corrieri, l’ultimo tassello della filiera logistica, che consegnano i pacchi ai clienti a bordo di furgoncini o scooter. Ieri si sono riuniti a Bologna, per la prima assemblea nazionale unitaria di quadri e delegati del settore delle consegne delle merci in appalto Amazon, e hanno deciso visto il mancato rinnovo del contratto di lavoro e un confronto con le aziende datoriali che prosegue al rallentatore, di incrociare le braccia. Una mobilitazione che riguarderà tutti i dipendenti delle aziende associate ad Assoespressi che effettuano consegne per conto della multinazionale americana. Ad annunciarlo sui social sono stati Salvo Pellecchia, segretario nazionale Fit-Cisl e Michele De Rose, segretario nazionale della Filt-Cgil. Un'assemblea molto partecipata – hanno spiegato i due segretari – ha dato pieno mandato ai sindacati di categoria a proclamare lo sciopero visto il lungo protrarsi della trattativa sull’accordo aziendale dei driver della filiera Amazon.
A conti fatti si tratta di oltre 16mila corrieri che lavorano per circa 90 aziende rappresentate da Assoespressi, realtà radicate sul territorio di diverse dimensioni. Ai corrieri viene applicato il contratto collettivo nazionale della logistica che nel penultimo rinnovo ha disciplinato la figura del driver. Il contratto che prevede 39 ore di lavoro alla settimana, estensibili fino a 44 per effetto della cosiddetta discontinuità. I ritmi di lavoro, come per i colleghi rider sono incalzanti, resi ancora più massacranti dall’esplosione di acquisti on-line avvenuta negli ultimi due anni a causa della pandemia. I driver consegnano fino a 180 pacchi al giorno, con tre minuti di pausa a consegna e seguendo un percorso tracciato da un algoritmo per evitare perdite di tempo e ottimizzare i consumi di benzina, con una retribuzione compresa tra i 1500 e i 1600 euro. Le proteste dei lavoratori sono legate al super-lavoro che non consentirebbe pause neanche per pranzare, alla sicurezza dei mezzi spesso non in ottime condizioni e alle multe, ad esempio per l’ingresso nelle ztl, che vengono scalate dalla busta paga.
Nel 2020 il colosso dell’e-commerce ha incrementato il suo fatturato europeo del 30%, con i ricavi che sono schizzati a 44 miliardi, ben 12 in più rispetto al 2019. In Italia il gruppo ha 40 sedi dislocate sul territorio e 9500 dipendenti di cui 2600 assunti nel 2020.