Poco prima delle dodici di ieri sui monitor degli operatori sono comparsi due allarmi simmetrici per altrettanti nuovi record: quelli del «rischio-debito» di Italia e Spagna. Il costo per assicurarsi contro l’eventuale bancarotta di casa nostra (attraverso i
Credit default swaps, meglio conosciuti come Cds) è salito a 575 punti, per Madrid è volato a 609.Ad allargarsi di conseguenza sono stati anche gli spread, i differenziali fra i titoli di Stato decennali dei rispettivi Paesi e i Bund tedeschi: quello italiano ha toccato sulla piattaforma Reuters i 492 punti, per poi assestarsi intorno ai 470. Lo spread calcolato sui Bonos spagnoli è ora intorno ai 536 punti, dopo un massimo di 549, per un tasso del 6,52%. Quanto basta perché il Commissario agli Affari economici Olli Rehn lanci l’ennesimo allarme: «Alla luce di ciò che sta succedendo e con l’attuale struttura, l’Eurozona corre il rischio concreto di disintegrarsi».Certo, quella di Rehn potrebbe anche risultare una possibile tattica per aumentare il pressing sui leader europei a stringere un accordo in vista del vertice di fine giugno. Ma la fuga dei capitali dalle banche spagnole – cento miliardi solo nei primi tre mesi – preoccupa seriamente gli operatori. Per Michael Riddell, vice gestore del fondo M&G Global Macro Bond, «il ritiro dei depositi è una risposta del tutto razionale all’aumentata percezione di rischio per una disintegrazione della moneta unica. Dal momento che – spiega – un nuovo marco tedesco si apprezzerebbe immediatamente rispetto a una nuova dracma greca o a una nuova peseta». Affinché l’Eurozona rimanga integra nel lungo termine, aggiunge, «è richiesta un’unità fiscale totale. Ma al momento sembra che l’Europa si stia muovendo nella direzione opposta». Durissimo, in tal senso, l’attacco del <+corsivo>New York Times <+tondo>ai leader europei: «Abbiano il coraggio di ammettere davanti ai propri cittadini la loro complicità per quello che sta accadendo sul fronte della crisi finanziaria – scrive il quotidiano statunitense – e solo così potranno evitare il caos».Nonostante le smentite, intanto, il Fmi è in contatto con Madrid, e da tempo prepara un intervento ove necessario. Secondo la Cnbc il Fondo avrebbe iniziato a lavorare a un possibile piano di salvataggio che potrebbe raggiungere i 300 miliardi di euro. E i vertici di alcune banche spagnole si dicono convinti che l’aiuto esterno sarà inevitabile.Con questi presupposti non poteva che esserci una chiusura pesante per le Borse: Francoforte a -3,42%, Parigi -2,21, Londra a -1,14%, Madrid -0,41%. E anche Wall Street ha risentito dei dati della disoccupazione e chiuso in negativo con il Dow Jones a -2,22% e il Nasdaq a -2,82%. A Milano l’indice Ftse Mib è sceso fino a 12.617 punti, ritoccando così il suo precedente minimo storico del 9 marzo 2009, per poi risalire leggermente e terminare in flessione dell’1,04% a 12.739 punti.