L'espressione è in lingua inglese. Ma la sfida è soprattutto italiana. Si chiama
jobless recovery e letteralmente significa «ripresa senza occupazione». L’obiettivo principale del 2014 – dichiarato dal premier Enrico Letta in varie occasioni – sarà proprio quello di evitare questo rischio. Il pericolo, però, esiste e potrebbe concretizzarsi se non verranno adottate le dovute contromisure. Del resto la storia insegna che, al termine di una fase recessiva, l’investimento di un’azienda in nuova occupazione viene effettuato solo dopo lo smaltimento delle scorte rimaste in magazzino, il successivo rilancio della produzione e il riassorbimento dei cassintegrati.Ecco perché, per accorciare i tempi di ingresso delle nuove generazioni nel mondo del lavoro, tra gli strumenti studiati dal governo per combattere una disoccupazione giovanile al 42% ci sono gli incentivi finalizzati alla creazione di nuove imprese. Il "mettersi in proprio", infatti, viene considerato una delle soluzioni più efficaci e immediate per consentire a molti under 35 "a spasso" di costruirsi un futuro professionale. Si spiega così la scelta annunciata pochi giorni fa dal governo di utilizzare un miliardo di euro dei complessivi 6,2 previsti dai fondi Ue appena sbloccati «per il lavoro e, in particolare, per favorire l’auto imprenditorialità». E non è un caso nemmeno che a metà dicembre, con un tesoretto da 80 milioni di euro, siano ripartiti i finanziamenti gestiti da Invitalia (Spa del Tesoro che si occupa dell’attrazione degli investimenti e dello sviluppo d’impresa) per agevolare nuove aperture nel Centro-Sud.Sono stati stanziati, inoltre, 18 milioni per lo sviluppo di progetti turistici, culturali e naturalistici nei poli di attrazione del Mezzogiorno. «Si tratta di misure decisive, pensate per chi è senza lavoro – spiega Domenico Arcuri, Ad di Invitalia –. I due strumenti intercettano un target di prioritario interesse per il Paese, come donne e giovani, che rappresentano una percentuale significativa degli aspiranti beneficiari». Si cerca così di rivitalizzare un Sud a un passo dalla desertificazione industriale, sulla scia di quanto già iniziato a programmare la scorsa estate con il "pacchetto Giovannini", quando sono stati destinati i primi 80 milioni di euro all’auto impiego nelle regioni del Sud. Anche le facilitazioni per l’apertura di Srl semplificate – allargate agli over 35 – rappresentano un altro tassello di un puzzle che punta a formare una nuova generazione di commercianti e imprenditori. Certo, la strada è ancora lunga. «L’Italia è uno dei primi tre Paesi europei per numero di aziende che nascono – sottolinea Marco Oriolo, vice presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria –, tuttavia la maggioranza di queste chiude nel giro di tre anni». In base ai dati in possesso dall’associazione di viale dell’Astronomia nel 2013 sono state avviate 1.250 startup innovative: «Ma se si vuole che forniscano un impulso all’occupazione non basta farle nascere – aggiunge Oriolo –. Bisogna permettere loro di consolidarsi e di crescere attraverso una conoscenza approfondita dei mercati globali e creando un ambiente favorevole allo sviluppo». Un esempio pratico di buona semplificazione arriva dalla vicina Austria, «dove nei primi due anni di attività l’impresa non è obbligata a redigere un bilancio». Altra parola chiave è innovazione. Sul territorio esistono già tante realtà virtuose che fanno da trampolino di lancio a nuove idee di business ad alta tecnologia. I numeri sono in crescita costante. Sarà così anche nei prossimi anni visto che, secondo l’ultimo rapporto Amway, sono ormai 7 su 10 gli italiani con un atteggiamento positivo nei confronti dell’imprenditorialità. Occhio, però, a pensare che guidare un’impresa sia una passeggiata di salute: «L’azienda è un animale complesso – avverte Oriolo –. Idee e passione devono essere accompagnate dalla fatica quotidiana, da un aggiornamento continuo e dal confronto con i manager di successo». Guai a improvvisare, insomma. «Altrimenti si rischia di perdere tempo e denaro».