All’orizzonte del nuovo welfare si stanno affacciando modelli di organizzazione ed erogazione dei servizi che hanno sapore di antico. È il caso ad esempio delle mutue, le cui origini risalgono alla metà del 1800 e che oggi, per colpa o merito della crisi, paiono adattarsi meglio di altri modelli alla situazione di scarsità generalizzata di risorse, da parte dello Stato come da parte dei cittadini.Lo scorso settembre a Torino ha preso il via Ssms-Società Sanitaria di Mutuo Soccorso, associazione senza scopo di lucro che promuove l’assistenza sanitaria in maniera condivisa e solidale. Basandosi su principi universalmente validi, e senza tempo, come appunto quelli della mutualità e della partecipazione.Ssms opera attraverso l’attivazione di convenzioni con enti sanitari, pubblici e privati, in una logica di integrazione del Servizio sanitario nazionale. Offre due gruppi di prestazioni sanitarie: le visite specialistiche e gli esami strumentali. Propone inoltre sconti complementari su servizi di natura infermieristica, dentistica, sull’acquisto di occhiali. «Il nostro obiettivo – dice Ugo Riba, vice-presidente e socio fondatore di Ssms – è un servizio di qualità, a costi bassi e soprattutto senza liste d’attesa».Per aderire si sottoscrive una card, al costo di 70 euro più 1 euro una tantum di iscrizione vitalizia (si può fare tutto online su
www.mutuaprivata.com), fiscalmente detraibile. La card dà diritto a fruire di un numero illimitato di prestazioni durante l’anno. La mutua concorre alla spesa per il 50%, su un tariffario già agevolato, e il resto rimane a carico del cittadino, che così alla fine sopporta costi inferiori a quelli del ticket sanitario per la maggior parte delle prestazioni. L’iscrizione è aperta a tutti, senza limiti di età o di nazionalità e senza il bisogno di effettuare visite preventive.Le strutture convenzionate attualmente sono otto: quattro hanno sede a Torino, una a Cuneo, due a Genova e una a Cinisello Balsamo (Milano). «In funzione delle necessità – spiega Riba – vi potranno essere nuove aperture. Le strutture che hanno aderito finora hanno dimostrato di credere nella nostra iniziativa e di accettare una sfida, per aiutare la mutua a crescere come numero di iscritti».Il messaggio che Ssms vuole inviare, insomma, è molto semplice: «Se tutti ci rimbocchiamo le maniche – conclude Riba – qualcosa riusciamo a fare. Ci auguriamo che altre realtà di questo genere possano nascere in Italia, magari riunendosi in futuro in associazione. In passato è stato così. E funzionava».