Vendita diretta e competenze digitali sono i dati evidenti del Rapporto - Archivio
Amway, azienda del settore della vendita diretta, rende noti i risultati del IX Rapporto globale sull’imprenditorialità, da quasi dieci anni uno dei più importanti kit diagnostici sulla “salute” del lavoro autonomo in Italia e nel mondo. Quest’anno in particolare la ricerca si è concentrata sul tema L’imprenditorialità alla sfida del Covid-19 allo scopo di analizzare la propensione all’imprenditorialità del territorio italiano e l’utilizzo delle nuove tecnologie digitali prima e dopo la prima emergenza Covid-19. L’imposizione di restrizioni agli incontri ha infatti obbligato gli attori economici a modificare le modalità ed i modelli di business, generando una nuova e diffusa esigenza di utilizzare i social network, l’e-commerce, il social selling, accelerando di fatto la digitalizzazione.
L’analisi della ricerca, sottoposta in due fasi (pre e post pandemia) a un campione di circa 1.000 italiani ponderati per genere, età, istruzione e area geografica, ha mostrato come il 42% degli intervistati sia propenso a intraprendere un’attività in proprio sia ora che in futuro, una percentuale minore rispetto a quella rilevata a livello europeo che si attesta al 51%. A livello nazionale, post pandemia è cresciuto l’interesse soprattutto per la vendita diretta con il 39% degli intervistati che si dice propenso a intraprendere questo tipo di attività contro il 34% pre-pandemia, e l’e-commerce con il 55% degli intervistati rispetto al 49% pre-pandemia. In particolare vi è un incremento dell’interesse verso la vendita diretta per gli under 35, mentre nella stessa fascia di età vi è un calo per il freelancing, la sharing economy e il social influencer (soprattutto per il panel maschile). Nel post-pandemia, inoltre, si è registrato un significativo aumento di interesse tra le donne per la vendita diretta (31% pre-pandemia vs 40% post- pandemia), l’e-commerce (55% pre-pandemia vs 46% post-pandemia) e il social selling (34% pre-pandemia vs 40% post-pandemia).
La ricerca ha inoltre valutato il valore dello “spirito imprenditoriale” italiano dell’ultimo periodo, coniugando tre dimensioni comportamentali: percezione delle proprie capacità ovvero delle competenze fondamentali per intraprendere un percorso imprenditoriale, fattibilità in base alle risorse necessarie per avviare un’attività in proprio e fermezza nella decisione di intraprendere un percorso imprenditoriale rispetto alle pressioni sociali. Per quanto riguarda la capacità, il 36% degli intervistati italiani crede di avere le competenze necessarie per avviare un’attività in proprio; il 18% ritiene di possedere le risorse per avviarla; il 32% pensa che famiglia e amici non potrebbero dissuaderli dall’iniziare una nuova attività imprenditoriale.
Da un focus specifico è emerso inoltre che il 48% degli intervistati è orientato a sfruttare la propria rete sociale personale per promuovere l’attività e supportarne la crescita; ciò avviene in particolare negli under 35, poiché sono significativamente più propensi a ritenere desiderabile intraprendere un percorso imprenditoriale (49%).
Tra le motivazioni che, post-pandemia, spingono ad avviare un’attività in proprio, gli intervistati italiano credono che lavorare a qualcosa che li appassiona molto sia il vantaggio più importante (69% un punto percentuale superiore al dato europeo che è del 68%) seguito dall’essere capo di sé stessi (58% Italia vs 66% Europa) e dell’avere un controllo maggiore del proprio tempo (55%, superiore al dato europeo che si ferma al 49%). L’opportunità di avere un guadagno extra è una motivazione significativa soprattutto per gli under 35 italiani (57%) mentre le donne, rispetto al dato pre-pandemia, identificano di più come vantaggio lo sviluppare la propria attività attraverso i social media (29%), anche se questa opzione rimane al gradino più basso della classifica. Per quanto riguarda gli ostacoli individuati dagli italiani intervistati, la raccolta di capitali è di gran lunga quello maggiormente percepito (44%), insieme a preoccupazioni più personali come la paura del fallimento (38%) e il rientro dell’investimento personale in tempi ragionevoli (30%).
In questa edizione, un notevole risalto hanno avuto il social selling e le nuove competenze digitali. È opinione degli under 35 che promuovere la propria attività attraverso i propri profili social sia la maniera migliore per massimizzare il numero di clienti e vendere i prodotti (27%), mentre gli over 35 sono significativamente più propensi a credere di non avere le competenze per promuoverla in modo efficace. In generale, le persone non credono di avere al momento una rete sui social media sufficientemente grande per sostenere efficacemente la loro attività sui propri profili social (31%) anche se ritengono siano il canale migliore per promuoverla (30%). A livello europeo vediamo una percezione molto simile a quella degli italiani, in cui il 37% non crede di avere una rete abbastanza sviluppata per sostenere sui social la propria attività seppur ritenendo i social il miglior canale per promuoverla (3%)
La ricerca ha dunque dimostrato l’interesse degli italiani al social selling e all’utilizzo delle nuove tecnologie digitali come risvolto cruciale per il proprio business, anche alla luce dell’attuale periodo di incertezza, ma ciò che se ne deduce è che questa nuova modalità di fare impresa continuerà ad avere sicuramente un ruolo sempre più rilevante, anche nel futuro della vendita diretta.