Rilanciare l’Europa dopo lo choc della Brexit, urge una scossa anche perché le sue condizioni attuali sono fonti di crescente preoccupazione a livello internazionale. Matteo Renzi arriva a Bruxelles per il Consiglio Europeo carico dello straordinario sostegno mostratogli dal presidente Usa Barack Obama. Un messaggio che Renzi porta anzitutto alla riunione con vari eurodeputati del Pd che ha preceduto l’avvio del vertice Ue, in un albergo a pochi metri della sede del vertice. Raccontano di un premier carico, in forma, che ha riferito dei timori espressigli da Obama per lo stato di divisione e incertezza in cui versa l’Europa, anche se poi in serata Palazzo Chigi smentisce che Renzi abbia addirittura sostenuto che per Obama, a lungo termine, l’Europa preoccupa più della Siria, come hanno riferito alcuni. Certo è che per Renzi quello che più urge per evitare che l’Europa si sfaccia è un «rilancio» dell’Unione, puntando su una «svolta sui parametri », che sia sociale, economica, culturale, con una discontinuità dalle politiche di austerity, costruendo una «identità europea». Per il 25 marzo, quando si celebreranno a Roma i sessant’anni della fondazione dell’Ue ha detto Renzi agli eurodeputati, bisogna avere risultato «concreti». Il premier non ha nascosto una certa delusione per il vertice di Bratislava dello scorso 16 settembre, che invece nella sua visione doveva essere una tappa nella traiettoria che dal voto sulla Brexit passava per l’incontro di Ventotene, appunto Bratislava per approdare al sessantesimo. «Ci ha raccontato – dice un eurodeputato – che se ha fatto una sfuriata a Bratislava non era per fare uno show, ma perché crede che l’Europa dopo la Brexit debba avere un sussulto». Il vertice cui poi Renzi ha partecipato, si è svolto con toni, raccontano, abbastanza pacati. Anche se, naturalmente, non sono mancati spunti polemici da parte di Matteo Renzi, soprattutto nella sessione pomeridiana dedicata alla migrazione. «L’Italia – ha detto il capo del governo italiano – sta facendo la propria parte, ma in termini di solidarietà da parte di troppi paesi non ho visto altrettanto impegno». Fonti diplomatiche rinviano a «sforzi italiani» anche la formulazione finale delle conclusioni del vertice, in cui si legge che «occorrono maggiori sforzi per ridurre il numero di migranti irregolari, in particolare dall’Africa, e migliorare i tassi di rimpatrio ». Nelle conclusioni si afferma inoltre che si «riconosce il considerevole contributo, anche di natura finanziaria, apportato negli ultimi anni dagli Stati membri». Il focus Ue è soprattutto sul fronte dei rimpatri, sulla cui accelerazione tutti gli stati membri sembrano d’accordo. Si parla anche dell’accelerazione dei cosiddetti 'migration compact' con i paesi di origine e transito dei migranti irregolari, Africa in testa, fortemente voluti dall’Italia e di cui ieri ha parlato l’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini. I numerosi richiami all’Africa, del resto, sono stati ottenuti dall’Italia, e non è stato facile, raccontano.Ieri è stato anche una prima per Theresa May a Bruxelles in veste di premier britannico. «Il Regno Unito – ha detto – sta lasciando l’Unione europea, ma continueremo a svolgere appieno il nostro ruolo finché non usciamo, e saremo un partner forte e affidabile dopo che ce ne saremo andati.Unito che dell’Unione europea continuare a lavorare a stretto contatto fra noi, a partire da questo summit». I leader dei 27 non sono stati invece troppo calorosi. Soprattutto il presidente francese François Hollande è stato chiarissimo: «Madame Theresa May – ha detto – vuole una Brexit dura, allora anche i negoziati saranno duri».