Sono quasi dieci milioni i greci chiamati alle urne domani per esprimersi nel referendum - il primo dopo quello del 1974 sull'abolizione della monarchia - sulla proposta dei creditori internazionali. Le urne saranno aperte dalle 7 alle 19 ora
locale (dalle 6 alle 18 in Italia), i primi exit poll sono attesi alla
chiusura dei seggi, mentre i primi risultati attendibili dovrebbero
arrivare entro le 20. Gli elettori sono chiamati a rispondere sì (nai) o no (oki) al seguente quesito: "Si deve accettare la bozza di accordo presentata da
Commissione europea, Bce ed Fmi all'Eurogruppo del 25 giugno e che
consiste di due parti? Il primo documento è intitolato "Riforme per il
completamento dell'attuale programma e oltre" ed il secondo "Analisi
preliminare sulla sostenibilità del debitò"?.
In realtà questo documento ormai non esiste più, dal momento che la
proposta rientrava nel secondo piano di salvataggio per la Grecia, che
è scaduto a mezzanotte del 30 giugno. Per il no è schierata la coalizione della sinistra
radicale, Syriza, del premier Alexis Tsipras, e la destra nazionale di
Anel, che è al governo, oltre ai neonazisti di Alba Dorata. Per il sì
è schierata tutta l'opposizione, i conservatori di Nuova Democrazia, i
socialisti del Pasok, e To Potami, di centrosinistra.
In totale gli elettori registrati sono 9.855.029, i seggi aperti sono
19.159. Il quorum perché la consultazione sia considerata valida è al
40%. Secondo Syriza, l'organizzazione del referendum convocato a
sopresa da Tsipras il 26 giugno scorso, al termine del vertice Ue a
Bruxelles, è costata circa 20 milioni di euro, ma l'opposizione
sostiene che i costi si aggirino intorno ai 120 milioni.