sabato 4 maggio 2013
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​La disoccupazione continuerà a salire e i margini di recupero dei posti di lavoro persi sono stretti. La crisi e la recessione hanno fatto raddoppiare il tasso di disoccupazione italiano rispetto al 2007, quando viaggiava sul livello del 6%. Già oggi vicino al 12%, supererà questa soglia "entro il 2014" e "tornerà al 9% solo nel 2020", comunque ai livelli di fine 2011. È lo scenario che delinea il rapporto di previsione sull'Italia al 2020 realizzato da Prometeia, dal quale emerge anche la lenta ripresa del Pil. Il livello del Prodotto interno lordo alla fine del 2020 "sarà ancora inferiore ai valori pre-crisi (fine anni '90) di circa il 2%", sempre secondo la proiezione macroeconomica dell'istituto. Nell'ultimo quinquennio preso in considerazione, 2016-2020 il tasso di crescita medio si collocherà stabilmente in territorio positivo (+1,1%) ma in linea con il 2001-2005 (+1%). Non basteranno cioè 14 anni dall'inizio della crisi per recuperare i livelli di crescita perduti. Una situazione che non può non avere effetti sul mercato del lavoro. L'industria, a causa della recessione, "ridurrà in modo permanente l'occupazione a favore di un incremento di produttività", indica ancora Prometeia. E, di conseguenza, "l'input di lavoro complessivo non recupererà i livelli pre-crisi", soprattutto a causa proprio del settore industriale. "Un sacrificio occupazionale che consentirà però alla produttività media, se non proprio di cancellare 15 anni di stagnazione, quantomeno di invertire la rotta".Per le imprese le aspettative sul credito restano strette. La domanda di finanziamenti dovrebbe - sulla base della previsione a medio termine - mantenersi "stabilmente poco al di sopra dei 60 miliardi di euro l'anno" nel quinquennio 2016-2020. Il credito bancario si stima possa "soddisfare circa il 40%" di questa domanda "contro un valore di oltre il 70% nel 2008", mentre la parte rimanente dovrà essere soddisfatta attraverso il ricorso ad altri strumenti di finanziamento, obbligazioni e azioni.
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