La Commissione Ue ha adottato la proposta di Direttiva che prescrive, per i Cda delle grandi società quotate in Borsa, la presenza di almeno un 40% di donne tra gli amministratori non esecutivi. Per quelle statali l'obiettivo dovrà essere raggiunto entro il 2018, per quelle private entro il 2020. Lo ha annunciato la vicepresidente Vivianne Reding (commissario Ue alla Giustizia), cofirmataria della proposta insieme ai vice presidenti Antonio Tajani (commissario Ue all'Industria), Joaquin Almunia (commissario Ue alla Concorrenza), Olli Rehn (commissario Ue agli Affari economici e monetari), Michel Barnier (commissario Ue al Mercato interno e servizi) e il commissario all'Occupazione e Affari sociali Laszlo Andor. La proposta, spiega la Commissione, dovrebbe "interessare circa 5mila società quotate dell'Unione europea". Non si applica alle compagnie quotate con meno di 250 dipendenti e un fatturato non superiore a 50 milioni di euro e alle società non quotate. La Commissione nota che al momento risulta ampiamente dominante la presenza maschile: l'85% degli amministratori non esecutivi sono uomini, come lo sono il 91,1% dei componenti di comitati esecutivi dei Cda, mentre le donne sono rispettivamente il 15% e l'8,9%."Con questa proposta rispondiamo a una forte richiesta del Parlamento europeo per portare l'uguaglianza tra i generi nei Consigli di amministrazione delle società", ha commentato il presidente della Commissione,
José Manuel Barroso. "L'Unione europea ha promosso con successo l'uguaglianza tra uomini e donne per oltre 50 anni. Comunque, c'era un posto dove non avevamo visto alcun progresso: i Cda della società. La proposta della Commissione renderà certo che nel processo di selezione degli amministratori non esecutivi la priorità verrà data alle candidate donne, se queste sono sottorappresentate e con qualifiche analoghe a quelle delle loro controparti maschili", ha sottolineato
Vivianne Reding, vicepresidente della Commissione e commissario europeo alla Giustizia.