Brunello Cucinelli
Anche se aveva appena dieci anni, quel giorno di giugno del 1963 Brunello Cucinelli ce l’ha scolpito nella memoria. "Una grandinata improvvisa spazzò via tutto il raccolto del nostro piccolo podere a Castel Rigone, in provincia di Perugia. Ricordo la preoccupazione del mio 'babbo' Umberto, grande amante della terra. Ma la grandine non porta carestia, nel senso che colpisce un campo ma magari risparmia altri terreni limitrofi. Così un contadino vicino bussò alla nostra porta di casa e ci diede in prestito 20 quintali di grano, una quantità sufficiente a far andare avanti la mia famiglia per qualche mese. Fu un gesto commovente, che mi è servito nel corso degli anni e forse ci può aiutare a capire ciò di cui il mondo adesso ha più bisogno: dobbiamo ritrovare assolutamente un equilibrio tra profitto e dono".
L’imprenditore del cachemire, capace di creare un marchio della moda italiana conosciuto a livello internazionale, non solo non dimentica le sue origini contadine ma fa continui riferimenti alla sua infanzia per spiegare quali dovrebbero essere i valori e i pilastri su cui progettare insieme un’economia più giusta, umana, che abbia un’anima: "L’evento globale voluto da Papa Francesco ad Assisi, che conosco nei dettagli avendo partecipato ad alcuni incontri preparatori, va nella giusta direzione - racconta Cucinelli -. Come sostiene il Pontefice è arrivata l’ora del rinnovamento. Il progresso dell’umanità passa da alcuni interventi fondamentali: dal recupero della dignità morale ed economica del lavoro fino alla ricerca del giusto profitto, che è quello che non reca danni alla Terra, non volge le spalle alla povertà e dove una parte dei guadagni viene restituita per il benessere collettivo". Anche questa idea di capitalismo umanistico di Cucinelli trae origine dal suo vissuto: "Quando facevamo i contadini, nel giorno della battitura del grano, la prima balla andava sempre in dono alla comunità per volere di mio nonno. Era l’unica fonte di sostentamento per noi, eppure era un atto a cui non si rinunciava mai". Per cambiare paradigma e disegnare un’economia che umanizza rispettando l’ambiente il Papa si è rivolto alle nuove generazioni, come "ultima speranza" per salvare il Pianeta: "C’è una sensibilità forte nei nostri giovani che mi dà una grande speranza per il futuro e ci dice che un seme nuovo è già germogliato - afferma Cucinelli -. I ragazzi di oggi sono informati e si chiedono se una determinata azione può recare danni al pianeta. Non solo: sono attenti agli sprechi, dall’acqua all’energia. Si tratta di segnali incoraggianti perché, come ho scritto in una lettera recente ai capi di Stato, oggi siamo chiamati a firmare con il Creato quel contratto sociale di cui hanno discusso filosofi come Platone e Rousseau. Si tratta di un 'patto' da siglare con la Terra, gli uomini, gli animali, i boschi".
La responsabilità affidata dal Papa ai giovani è una risposta anche alla marginalizzazione e alle penalizzazioni subite dalle nuove generazioni negli ultimi anni. "La mia generazione e quella successiva, ovvero dei 45enni di oggi, hanno commesso due grandi errori con i giovani. Il primo sbaglio è stato quello di inculcargli l’obbligo di aver paura del futuro, invece di incoraggiarli alla speranza. Il secondo errore può essere riassunto nella frase 'Se non studi, ahimè andrai a lavorare', contribuendo così a svuotare il lavoro della sua dignità morale, riducendolo alla dimensione economica". Ecco perché l’unico consiglio che Cucinelli si sente di dare ai ragazzi oggi "è di ascoltare poco le parole degli adulti che vogliono a tutti i costi indirizzare la vostra vita e condizionare le vostre scelte, mentre i genitori andrebbero ascoltati attentamente quando parlano di grandi ideali". Gli choc recenti che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo, dal Covid alla guerra, non scalfiscono la speranza con cui Cucinelli guarda al futuro: "Sono convinto che quello in corso sia un secolo illuminato. È vero che abbiamo avuto una pandemia e c’è in corso un conflitto alle porte d’Europa, e purtroppo sono eventi che fanno parte della storia dell’uomo, ma è altrettanto innegabile che negli ultimi trent’anni ci sono stati dei progressi incredibili: dalla lotta alla fame nel mondo alle conquiste della medicina, passando per la parità di genere. L’umanità è migliorata e allora dobbiamo proseguire in questo percorso ricercando nuovi equilibri e un’armonia con il Creato, senza dimenticare mai che siamo tutti custodi di un pianeta che ci ospita".