Mauro Lusetti, presidente di Legacoop - Archivio
Nonostante gli interventi ampi e tempestivi della politica economica, sia a livello europeo sia a livello nazionale, nel 2020 il Pil italiano registrerà una caduta del 10,1% (-12,9% nel secondo trimestre) e tornerà ai livelli pre-Covid solo nel 2025. La previsione contenuta nello studio Lo scenario previsivo al 2027, elaborato nell'ambito del progetto MonitorFase3 nato dalla collaborazione tra Prometeia e Area Studi Legacoop per testare l'evoluzione dell'economia e dei mercati in conseguenza dell'epidemia Covid-19. Secondo quanto riportato dallo studio, mentre per l'economia globale le perdite registrate quest'anno saranno recuperate al termine del 2021, per l'Italia, nonostante una previsione di crescita del Pil del 5,9% nel prossimo anno (superiore alla media dell'area euro, prevista al 5%), non sar così. Il nostro Paese risulta infatti uno dei più colpiti dalla crisi, sia perché il primo ad aver dovuto fronteggiare la pandemia sia perché lo spazio fiscale vincolato dal debito pubblico già elevato prima dello scoppio della crisi.«“L’urto con questa crisi è giunto all’improvviso, ma è stato subito chiaro che ha già modificato le nostre vite per molti anni. – spiega Mauro Lusetti, presidente di Legacoop –. Dall’inizio dell’emergenza stiamo cercando, anche grazie ai nostri partner di ricerca, di interpretare una situazione che evolve di giorno in giorno. Tutto ciò che accade trasformerà profondamente le nostre abitudini e propensioni, i nostri settori di riferimento e il mercato. Per superare questa crisi occorre individuare punti fermi e delineare scenari che permettano di assecondare il cambiamento, cambiando noi stessi con le nostre attività. Non crediamo a un mondo in cui le risorse abbondano, quindi non ci stanchiamo di ripetere: usiamo bene le poche disponibili, per interventi sul medio lungo periodo e che aggrediscano i difetti storici del nostro Paese».
La crisi è aggravata da una propensione al consumo e all'investimento decisamente negativa, per via dello stato di incertezza. Paradossalmente mentre una maggiore tendenza a spendere aiuterebbe la ripresa, da un lato le difficoltà economiche, e da un lato la paura del futuro si traducono in un forte aumento delle disponibilità liquide di famiglie (l’aumento della propensione al risparmio toccherà, nel 2020, il picco del 13%, il più alto degli ultimi 20 anni) e imprese (che hanno aumentato l’indebitamento bancario). Ecco perché solo nel 2025 il Pil reale tornerà ai livelli registrati a fine 2019, e la stessa dinamica è prevista per la spesa delle famiglie, mentre per gli investimenti fissi lordi bisognerà aspettare il 2026.
Tra le previsioni dello studio, l'esplosione del debito pubblico, che a fine 2020 supererà il 150% del Pil, e la necessità di una manovra aggiuntiva pari a 2% del Pil tra il 2020 e il 2021, anche perché «l'accesso ai fondi europei potrebbe risultare, ex post, inferiore al potenziale», e i 75 miliardi dei decreti Cura Italia e Rilancio non saranno sufficienti a far fronte ai bisogni del Paese.