Ma chi controlla l’attività degli influencer? Chi controlla, cioè, che davvero abbiano millemila follower e che i loro consigli siano autentici, e non semplice e pura pubblicità? Nessuno, evidentemente. E a metterlo nero su bianco non è l’invidioso di turno, ma direttamente l’Antitrust, che ha messo nel mirino Asia Valente (chi era costei?) e il suo codazzo di (apparentemente) finti follower. Di più: sotto accusa c’è anche Meta, la società di Mark Zuckerberg, colpevole di non aver impedito la pubblicazione su Instagram di "messaggi potenzialmente ingannevoli".
Nella società dell’immagine e dei like, ogni tanto, insomma, qualche velo si squarcia. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato, in particolare, ha aperto un’istruttoria sui post di Asia Valente, originaria di Benevento ex concorrente di programmi tv come La Pupa e il Secchione Show. Niente di imperdibile, insomma, televisivamente parlando. Se non fosse che la 27enne, fiutando il vento, ha iniziato a pubblicare su Instagram foto e video di ristoranti, spa, hotel e altre strutture turistiche. Peccato che abbia omesso di dire che, per quei post, secondo quanto sospetta l'Antitrust, venisse pagata e che si trattasse appunto di contenuti di natura promozionale. Pubblicità, insomma, diretta ai suoi ammiratori. Per l’Antitrust, «messaggi potenzialmente ingannevoli». E parliamo di «un numero consistente di follower, circa 2 milioni, la maggior parte dei quali sembrerebbe non autentica»
. Numeri gonfiati, una bolla utile, probabilmente, a chiedere cifre più consistenti in cambio degli stessi post.
L'influencer, da parte sua, nega: «Io mi taggo nei luoghi che mi piacciono anche senza dover collaborare e qualora collaborassi non ho mai chiesto soldi in cambio bensì soltanto uno scambio commerciale». E ancora: «I miei unici guadagni provengono da OnlyFans e da un altro lavoretto in una clinica dentale. Infatti il mio avvocato presenterà gli estratti conto che testimoniano che i miei guadagni non provengono da alberghi o ristoranti ma da OnlyFans e da un lavoro secondario. Io non prendo soldi».
E Meta-Instagram? Per l’Antitrust, «non fornirebbe adeguata informazione sull'esistenza e sulle modalità d'uso dello strumento per contrassegnare i contenuti brandizzati né controllerebbe l'effettivo e corretto utilizzo di tale strumento, soprattutto in relazione a contenuti promozionali pubblicati da utenti estremamente popolari, quali gli influencer». Inoltre, «la società non svolgerebbe verifiche in merito all'autenticità delle interazioni sulla propria piattaforma in modo da evitare la raccolta artificiale di "mi piace" e di follower"». Insomma, Meta non controllerebbe ciò che accade sui propri social network, guardando evidentemente solo al proprio ritorno commerciale. Non l’avremmo proprio mai detto.