sabato 28 febbraio 2009
La protesta di operai, studenti e parroci per la chiusura dello stabilimento Fiat Auto, che garantisce lavoro e sostiene parte dell’industria della Campania. Il vescovo di Nola Depalma: «Siamo vicini al popolo e condividiamo le sue sofferenze».
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Migliaia in corteo ieri, nel giorno dello scio­pero cittadino per dire: Pomigliano non si tocca. Per dire cioè: la Fiat Auto non si tocca. Perché la città di Pomigliano è tutt’uno con lo stabilimento ex Alfa Sud e nominare l’una o l’al­tra non fa differenza, legate per la vita si sovrap­pongono anche e soprattutto nei periodi di crisi. Ventimila persone hanno sfilato dalla ro­tonda dinanzi allo stabilimen­to per le strade del centro fino a piazza Primavera, un nome che tutti sperano di buon au­spicio. I parroci, le istituzioni, gli operai, gli studenti, i sinda­cati, i commercianti. E in pri­ma fila il vescovo di Nola, Be­niamino Depalma. C’erano tutti ieri mattina, giun­ti da ogni parte della regione. Tutti coinvolti nella crisi in cui sta sprofondando lo stabilimento Fiat Auto. Tutti solidali con le 20mila famiglie ridotte alla sopravvivenza. L’intera città si è fermata per sostenere la manifestazione dei lavoratori della Fiat organizzata da tutte le sigle sindacali del set­tore. In piazza Primavera il comizio conclusivo del segretario nazionale della Fiom-Cgil, Gianni Ri­naldini. «Pomigliano non si può chiudere – ha detto deci­so il sindacalista –. Nessun stabilimento della Fiat si può chiudere. Si apra immediatamente un ta­volo con il Governo e con l’azienda» è stata la ri­chiesta. Qualche segnale positivo è arrivato dal Governo proprio l’altro ieri quando il ministro Scajola ha annunciato un confronto con l’azien­da torinese ed i sindacati che comincerà proba­bilmente la prossima settimana aprendo così qual­che spiraglio di trattativa. «Se chiude Pomigliano – ha ricordato Rinaldini – chiude mezza Napoli e una buona parte della Campania, perché abbiamo anche Cassino e Pra­tola Serra e quindi non ce lo possiamo permette­re. Un terzo dell’industria in Campania è basato sullo stabi­limento di Pomigliano. Difen­dere questo stabilimento vuol dire anche difendere un prin­cipio di legalità e di lavoro. Ec­co perché si muove un intero territorio, tutto il sindacato e noi pensiamo di dare un mes­saggio che ce la possiamo fare a uscire dalla crisi». I sindacati chiedono chiarezza sul piano industriale della Fiat perché, dicono, prima o poi la crisi finirà e a Po­migliano la paura è che a quel punto non ci sia più nulla da difendere. Anche gli operai delle altre fabbriche del com­prensorio hanno sfilato ieri con i lavoratori Fiat perché il problema lavoro qui è sentito proprio da tutti. E le istituzioni con il sindaco di Pomigliano Della Ratta davanti al corteo e dietro i gonfaloni di molti altri Comuni della provincia di Napoli. Ac­canto agli operai il vescovo Beniamino Depalma: «Non si concepisce una Chiesa senza il suo popo­lo e ciò significa condividere con la gente tutto». Da domenica i parroci di Pomigliano leggono ad ogni funzione una lettera che è un appello alla so­lidarietà ed una denuncia contro l’indifferenza.
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