Consumi in picchiata, produzione al palo, ordini che non arrivano, ripresa che non si vede. È l'inquietante scenario di un 2013 partito in salita. L'economia arranca e si registrano 'gravì record storici: la peggior serie di cali dal 1990 (sette di seguito), cioè da quando le rilevazioni sono trimestrali e non annuali. Quindi potrebbe anche essere peggio, ma i dati non sono confrontabili. Sta di fatto che una 'infilatà di segni meno di tal fatta non si vedeva da decenni. Il trimestre gennaio-marzo 2013 chiude con un netto -0,5%. Che tradotto sull'anno vuol dire una decrescita già acquisita (cioè senza futuri interventi anche di politica economica) dell'1,5%. Peggio unque del -1,3% scritto dal precedente Governo e ratificato dall'attuale Parlamento.E anche tra i partner europei non va proprio bene: la Francia vede la recessione e in Germania la crescita c'è, ma è decisamente più bassa delle previsioni, con uno striminzito 0,1%. Insomma, in tutta Europa non va: nel primo trimestre del 2013 il Pil dei 17 Paesi dell'Eurozona ha registrato nel complesso una riduzione dello 0,2% rispetto all'ultimo trimestre del 2012, facendo così registrare il quarto calo consecutivo.Dunque attualmente la recessione è 'piena' e in prospettiva non si intravede luce, se non i diversi proclami della politica: il ministro dei Trasporti
Maurizio Lupi dice non a caso che la "priorità assoluta" è creare "le condizioni per la crescita". Ma i dati sono pessimi: ("gravi" li definisce il ministro del Lavoro,
Enrico Giovannini, già presidente Istat), se per esempio si guarda la produzione industriale si vede che il peggio non è affatto passato. Confindustria prevede per aprile una variazione nulla su marzo (quando c'era stata una flessione dello 0,8% su febbraio). Quindi nel secondo trimestre 2013 la variazione congiunturale acquisita per la produzione è già di -0,8%. E questo rende molto probabile un ulteriore calo nel trimestre in corso. E anche gli ordini, il fatturato futuro, segnano cali da brivido. Gli allarmi si moltiplicano: la situazione è "drammatica" - dice il presidente di Confcommercio,
Carlo Sangalli - il Governo attui le misure annunciate. E Confesercenti aggiunge: "a nessuno venga in mente di insistere sull'aumento dell'Iva dal 21 al 22%". Anche Federconsumatori e Adusbef giudicano "estremamente preoccupanti" i dati, e il Codacons chiede: "il Governo Letta deve invertire la rotta andando a prendere i soldi, per una volta, da quelli che li hanno".