Un coro di no,
in primis dei sindacati, investe il governo sull’ipotesi di intervenire sulle pensioni, sia pure quelle "d’oro". Dopo le indiscrezioni apparse sulla stampa di ieri - nelle quali si indicava la soglia per l’intervento a 3.500 euro netti e l’entità del gettito in un miliardo (ma le ipotesi n campo sono diverse) - si sono levate anche le voci negative di molti partiti, con Forza Italia particolarmente combattiva.Ma ad aprire il fuoco per prima è stata la Cgil, che imputa a Matteo Renzi «troppa confusione sulle pensioni» e giudica «comunque inaccettabile» un intervento su quelle retributive. Un altolà arriva anche dal segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, per il quale non si può «intervenire sul pregresso» e quindi «introdurre una nuova tassa per i pensionati. Come se già non ne pagassero di salate, come se già non pagassero contributi di solidarietà, non ottenendo negli ultimi tempi nemmeno la rivalutazione». La Uil chiede non di prendere, ma di dare alle pensioni, reimmettendo nel sistema parte degli 80 milioni prelevati per i prossimi 10 anni da Monti. «Basta fare cassa sulle pensioni», attacca il segretario confederale Domenico Proietti.Questa la reazione del mondo del lavoro organizzato. L’ipotesi, rimessa in campo nei giorni scorsi dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti, di intervenire sui trattamenti di quiescenza, non viene confermata però dal premier. Che a Twitter affida una laconica e generica smentita: «I giornali di agosto sono pieni di progetti segreti del governo. Talmente segreti che non li conosce nemmeno il governo». Si tratterebbe di fatto di un inasprimento - abbassando l’asticella, come ha detto nei giorni scorsi Poletti - del già esistente contributo voluto a più riprese da Berlusconi, Monti e Letta per gli assegni al di sopra di 90mila euro annui. A questo potrebbe affiancarsi un ricalcolo sull’importo delle pensioni "d’oro e d’argento" calcolate con il vecchio metodo retributivo e quello che si avrebbe se fosse stato a suo tempo applicato il nuovo (il contributivo, entrato in vigore con Dini nel 1996).Per poi applicare alla differenza tra i due il prelievo solidaristico. Concepito per andare incontro ad esodati e cassintegrati in deroga (anche se Scelta civica, più possibilista di altri partiti, chiede di inserire anche giovani e disoccupati). Sul ricalcolo, però, Mauro Nori - direttore generale dell’Inps, ente che sarebbe istituzionalmente deputato - fa sapere che «allo stato attuale non c’è nessuna richiesta, né dal governo, né dal Parlamento». L’operazione - spiega Nori - «non pone problemi per le pensioni del sistema privato», visto che tutte le informazioni sono già contenute negli archivi, ma «sarebbe più complessa» per il comparto pubblico, «perché mancano conti assicurativi affidabili». Infine, per risolvere la spinosa questione esodati - senza toccare chi la pensione ce l’ha - ci sarebbe l’ipotesi del "prestito pensionistico" messa in campo a suo tempo dall’ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini.Tra e nei partiti si registrano posizioni variegate. Nel Pd, sia nella compagine di governo che tra i parlamentari, c’è chi come il viceministro Enrico Morando esclude interventi sulle pensioni. Lo fa anche Walter Verini che indica un possibile cespite nella spesa pubblica improduttiva. Contrari anche Ncd e Forza Italia, che alza i toni. Il "Mattinale" - newsletter del gruppo alla Camera - tuona: «Guai a chi tocca le pensioni». E il presidente Renato Brunetta insiste. Il contributo di solidarietà già esiste e colpisce gli assegni più alti di 5mila euro al mese. Allora, «quali sono le reali intenzioni del governo?». Sul tetto dell’intervento concorda l’ex ministro Cesare Damiano: «Ha ragione, non è da quel cespite che si può immaginare di ricavare risorse significative. In ogni caso, sarebbe improponibile che per fare cassa si mettessero nuovamente le mani sulle pensioni del "ceto medio"».