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Ventiquattro ore dopo la pubblicazione della bozza della Commissione Europea per dazi permanenti sulle auto elettriche cinesi, arriva la reazione di Pechino. Con il timore che davvero possa starsi avvicinando una guerra commerciale con il colosso asiatico, guerra che nessuno vuole visti i giganteschi interessi commerciali di entrambe le parti. Fatto sta che ieri il ministero del Commercio ha annunciato l’avvio di una «indagine antidumping su vari prodotti lattiero-caseari importati dall’Unione Europea, con effetto immediato». Un’indagine, secondo le autorità cinesi frutto di un esposto da parte dell’associazione per i prodotti lattiero-caseari cinese dello scorso 29 luglio. Una decisione che, ha commentato la Camera di commercio Ue in Cina, «non può essere considerata come una sorpresa». «Stiamo seguendo con grande attenzione - ha commentato per parte sua un portavoce dell’esecutivo Ue – la Commissione difenderà con fermezza gli interessi dell’industria lattiera-casearia e della politica agricola comune, e interverrà in modo adeguato per assicurare che l’indagine rispetti pienamente le principali norme del Wto». Due giorni fa, lo ricordiamo, la Commissione ha pubblicato la bozza di dazi definitivi sulle auto elettriche cinesi che vanno dal 17% al 36,3%, in vista della decisione finale entro il 30 ottobre.
In particolare, la Cina esaminerà importazioni relative a «formaggio fresco (compreso il formaggio di siero di latte) e cagliata, formaggio fuso (macinato o polverizzato), formaggio erborinato» nonché «latte e panna (con un contenuto di grassi superiore al 10% in peso) non concentrati», con riferimento a 20 modelli di sussidio, di cui sette sulla base della Politica agricola comune e 13 applicati a livello nazionale in Italia, Austria, Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Irlanda e Romania. L’Unione europea è il secondo esportatore di questi prodotti in Cina, con una quota del 36% delle importazioni cinesi, dietro la Nuova Zelanda. Secondo Eurostat, l’ufficio statistico Ue, nel 2023 l’Ue ha esportato prodotti lattiero-caseari in Cina per un valore di 1,7 miliardi di euro (in calo rispetto ai 2 miliardi di euro del 2022). In realtà nel mirino è soprattutto l’Irlanda, che è il maggior esportatore Ue di questi prodotti in Cina, con 461 milioni di euro registrati lo scorso anno.
Non è la prima forma di rappresaglia da parte cinese. A giugno, Pechino ha annunciato un’altra indagine antidumping contro l’Ue, in questo caso sulla carne di maiale per consumo umano (tagli interi freschi, freddi e congelati, nonché intestini, vesciche e stomaci di suini), anche in questo caso su esposto dell’associazione cinese di categoria. Circa metà delle importazioni cinesi complessive per un totale di 6 miliardi di euro nel 2023 proviene proprio dall’Ue. Un quarto delle esportazioni proviene dalla Spagna, seguita da Olanda e Danimarca. Non basta, a gennaio le autorità cinesi hanno avviato un’indagine anti-dumping sul fronte del brandy importato dall’Ue, al 99% dalla Francia.
Secondo Chim Lee, analista dell’Economist Intelligence Unit citato dall’agenzia Reuters, «il valore combinato delle esportazioni di carne di maiale e di prodotti lattiero-caseari è inferiore a quello delle esportazioni di auto elettriche cinesi a batteria verso l’Ue, che stimiamo intorno ai 13,5 miliardi di euro nel 2023». Secondo l’esperto, «pressioni economiche interne, insieme al ruolo sempre più importante svolto dalla domanda esterna nel sostegno all’economia cinese, farà sì che le autorità di Pechino resteranno caute, evitando un approccio troppo di scontro sul fronte del commercio».
L’impressione è in effetti che almeno per ora Pechino voglia evitare uno scontro frontale. Già dopo la pubblicazione dei dazi provvisori Ue sulle auto elettriche, lo scorso 4 luglio, Pechino, dopo forti proteste con Bruxelles lamentando un atteggiamento «protezionistico», ha presentato un esposto di fronte al Wto. Una procedura che in genere implica un dialogo per trovare una soluzione e può durare anni, l’esposto viene dunque giudicato come una reazione molto moderata. Fonti Ue hanno già spiegato che Bruxelles è pronta a discutere con i cinesi nel quadro del Wto. La Commissione ha del resto più volte ribadito di volere una soluzione con Pechino, nelle scorse settimane ci sono stati numerosi incontri bilaterali anzitutto sul piano tecnico.
La preoccupazione però che la situazione possa subire una escalation c’è, come si capisce anche dalle parole pronunciate due giorni fa dall’Alto rappresentante Ue Josep Borrell. «È possibile – ha dichiarato parlando a un seminario geopolitico nella città spagnola di Santander – che una guerra commerciale sia inevitabile», anche se l’Ue «non ha alcun interesse». Perché, ha aggiunto, «non possiamo imbarcarci in uno scontro sistematico con la Cina».
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