I timori – secondo l’indagine – riguardano, in particolare, la memorizzazione delle parole inserite nei motori di ricerca, la tracciatura dei percorsi di navigazione, la profilazione degli utenti a scopi commerciali o politici. Per gli internauti, i social network, in aggiunta, sono gigantesche banche dati che raccolgono automaticamente i dati sugli utenti e possono rivenderli alle agenzie di pubblicità come informazioni sui consumatori.
Elevatissima, oltretutto, la percentuale di coloro che credono nell'inviolabilità della propria sfera privata: il 96,2%; così come quella, 70,7%, di coloro che invocano il «diritto all'oblio», cioè la possibilità di cancellare, anche a distanza di anni, dagli archivi online il materiale che può risultare sconveniente o dannoso; mentre il 53,9% ritiene «necessaria una maggiore dose di severità, anche mediante l'introduzione di sanzioni in presenza di eventuali violazioni e la possibilità di rimuovere dal web eventuali contenuti sgraditi».
Malgrado il crescente timore (il Censis prende a esempio la Gran Bretagna, dove la quota di cittadini online che hanno preso coscienza del "lato oscuro" della rete è passata in pochi anni dal 70 al 94%) solo il 40,8% degli utenti di Internet adotta almeno una tra le misure fondamentali per la salvaguardia della propria identità digitale (limitazione dei cookies, personalizzazione delle impostazioni di visibilità dei social network, navigazione anonima).
Il 36,7% non adotta, invece, nessuna misura, mentre il 22,5% si limita a forme passive di autotutela che implicano forme di rinuncia al servizio.Oltre otto italiani su dieci si dicono convinti che su Internet sia «meglio non lasciare tracce» (l'83,6%), pensano che fornire i propri dati personali sul web sia pericoloso «perché espone al rischio di truffe» (l'82,4%), ritengono che comunque «molti siti web estorcono i dati personali senza che ce ne accorgiamo» (83,3%). Secondo il 76,8%, inoltre, usare la carta di credito per effettuare acquisti online è sempre un rischio.