Il servizio di taglio e cura di barba e baffi, tra le novità del paniere Istat - Freepik
La spesa degli uomini italiani per farsi sistemare barba e baffi è riuscita a superare lo 0,1% delle uscite complessive delle famiglie, cioè la soglia di ingresso nel “paniere” dell’Istat. Un maschio italiano sempre più vanitoso (o attento al proprio aspetto, dipende da come la si vuole vedere) ha fatto superare la soglia dello 0,1% anche ai “trattamenti estetici per uomo”.
Entrano nel paniere che l’Istat usa per calcolare l’inflazione anche le auto elettriche e ibride (più le seconde delle prime, considerato che nel 2019 gli italiani hanno comprato 116mila auto ibride e 10.566 elettriche) così come i monopattini elettrici, che ora hanno un loro posto nel segmento “biciclette”.
Tra i 1.681 “prodotti elementari” del paniere entrano anche il sushi da portar via, la consegna pasti a domicilio (è un fenomeno «in forte espansione» nota l’Istat) e gli apparecchi acustici retroauricolari e intrauricolari (un dato, quest’ultimo, inesorabilmente collegato all’invecchiamento della popolazione). Infine, spiega l’Istat, il paniere includerà da quest’anno anche il lavaggio e la stiratura delle camicie e l’applicazione dello smalto semipermanente, per rendere più rappresentativa la base di prodotti per calcolare i movimenti dei prezzi.
Nel bilancio complessivo del paniere, il cibo e le bevande restano la prima voce di spesa (16%), seguita dai trasporti (15%) e dai servizi ricettivi e ristorazione (11,9%). Colpisce, in negativo, il peso della spesa per scommesse, gratta e vinci e altre forme di azzardo, che secondo la ponderazione dell’Istat è il 2% della spesa famigliare.
L’inflazione italiana, comunque, resta piuttosto fiacca. A gennaio l’indice Nic (quello che l’intera collettività) segna un aumento dello 0,6% mentre l’Ipca, quello armonizzato secondo le regole europee, è un +0,5%. Nel confronto con il 2015 i prezzi per la collettività segnano un aumento cumulato del 3% in quattro anni. L’inflazione Nic è in accelerazione rispetto al +0,5% dicembre soprattutto a causa dell’aumento del prezzo dei carburanti, che però è del tutto rientrato nelle ultime settimane.
Il +0,5% dell’indice armonizzato mette l’Italia in coda ai Paesi dell’area euro, dove il tasso d’inflazione medio è stato dell’1,4%. In Francia e Germania l’inflazione di gennaio è stata dell’1,6%, in Spagna dell’1,1% e soltanto a Cipro e in Portogallo i prezzi sono saliti meno dell’1%. Un’inflazione così bassa è ovviamente un sollievo per i bilanci delle famiglie, ma è anche segno di un cattivo stato di salute economica generale del Paese.