Una vista dell'Isola del Borgo Antico di Taranto - Paolo Margari CC
Economia circolare, mobilità sostenibile e nuove idee sulle politiche abitative e sociali. L’amministrazione comunale ionica sta provando a voltare pagina, attraverso un modello chiamato "Ecosistema Taranto", che da qui al medio termine, dieci anni almeno, dovrebbe trasfigurare la città al grido, forse anche un po’ abusato, di resilienza. Trasformare le difficoltà dell’oggi, che partono dall’intricata vicenda Ilva, in opportunità per ricostruire il tessuto di un’intera comunità.
«La città si è rimessa in moto – spiega il sindaco Rinaldo Melucci – ma bisogna darle una strategia nel cambiamento, che sia coerente con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Da qui questo piano di transizione, partito già due anni fa cercando di ottenere finanziamenti per riqualificare luoghi abbandonati. Per confrontarci con grandi eventi come, per esempio, i Giochi del Mediterraneo 2026, che si svolgeranno proprio nella nostra città, serve un piano complessivo, una comunità che non abbia più le idee confuse. Dobbiamo continuare a lavorare sulla diversificazione produttiva, senza demonizzare l’industria, che però deve diventare sostenibile per la salute umana e l’ecosistema».
Nell’ottica di un ripensamento della città si inserisce anche l’idea di vendere alcuni edifici dell’Isola, cuore pulsante e centro storico della città, alla cifra simbolica di un euro. L’idea è combattere incuria e spopolamento, che hanno portato la Taranto più antica e popolata, a contenere, oggi, meno di 3.000 abitanti. Oggi il capoluogo ionico è esteso in lunghezza ma in parte svuotato, vittima dell’emigrazione forzata di giovani in cerca di lavoro e di pensionati che si ricongiungono con i figli ormai sistemati altrove.
Per la riqualificazione del borgo antico il Mibact ha già stanziato 90 milioni di euro. In Città vecchia c’è la sede di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Bari e trovano spazio tutti gli uffici amministrativi della sede ionica dell’ateneo. Da poco sull’Isola sono tornati anche i Carabinieri, con una nuova caserma in via Duomo ed ha trovato casa il Museo Diocesano, Mudi, tra i più visitati in Puglia. Alle spalle dell’episcopio poi (che non si è mai spostato da qui, ndr) da qualche anno c’è anche il dormitorio e mensa gestito dalla Caritas per persone senza fissa dimora, luogo dove il premier Conte cenò alla vigilia dello scorso Natale.
«Uno dei pilastri del nostro agire sono le culture dell’abitare, intese non tanto come diritto alla casa ma proprio come diritto alla città, al riprendere a vivere gli spazi, a valorizzare il patrimonio. Non vogliamo che si creino nuove cementificazioni – spiega l’assessore comunale al Patrimonio e alle Politiche Abitative, Francesca Viggiano – al più residui di piani saranno usati per programmi di housing sociale. Tra le idee innovative c’è di certo quella della casa ad un euro».
Nelle prossime settimane prenderà forma il bando, che sta incuriosendo non poco chi la città non la vive stabilmente ma la conosce e ne coglie le potenzialità ed i tarantini ormai trasferitisi fuori. I presupposti per poter accedere all’acquisto al prezzo simbolico saranno la residenza nell’immobile acquisito e restaurato, o quantomeno la trasformazione dello stesso in casa vacanza, quindi in attività che produca un beneficio alla comunità. Le abitazioni non potranno essere rivendute ed i lavori di riqualificazione dovranno partire entro due mesi dalla cessione dell’immobile dal Comune al privato. Paletti necessari per evitare le mani lunghe della speculazione. Sono stati già individuati i primi tre antichi palazzi che saranno ceduti così.
Il patrimonio del Comune nella Città vecchia supera di gran lunga il migliaio di appartamenti. «Tra le priorità delle politiche abitative – conclude la Viggiano – c’è poi l’edilizia residenziale pubblica destinata all’assistenza abitativa (Erp), una casa per padri separati, vittime dell’indigenza a causa del loro stato ed una dimora comunale per senzatetto».