In Italia è sempre più sostenuta la transizione dalla proprietà all'uso dei veicoli. Oggi la flotta della smart mobility, in noleggio o in sharing sulle strade italiane, ha superato quota 1 milione: ogni giorno per ragioni di business e turismo oltre 900.000 persone utilizzano i servizi del noleggio a lungo termine, 130.000 quelli del noleggio a breve termine e 33.000 il car sharing. È lo scenario che emerge dalla presentazione della 18esima edizione del Rapporto Aniasa, l'Associazione che all'interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità (noleggio veicoli a lungo termine, rent-a-car, car sharing, fleet management e servizi di infomobilità e assistenza nell'automotive).
Il noleggio - si legge - si conferma cartina di tornasole del quadro economico e del livello di fiducia del Paese, nonché pilastro del
settore automotive (1 auto immatricolata su 4 è a noleggio) che costituisce l'11,1% del PIL e il 16,6% del gettito fiscale. Nel dettaglio, lo scorso anno il settore del noleggio e del vehicle sharing ha complessivamente registrato una crescita della flotta che
ha superato il milione di veicoli in circolazione (1.092.000 unità e + 12% rispetto al 2017) e del fatturato, ormai vicino ai 7 miliardi di euro (+10%). Il positivo andamento ha subito un deciso rallentamento nella seconda parte dell'anno con le immatricolazioni che, dopo anni di crescita in doppia cifra, hanno rallentato la corsa (482.000, +0,4%), pur confermando la significativa incidenza sull'intero mercato automotive (quasi il 25%). I dati relativi al primo trimestre del 2019 hanno confermato la rilevanza del settore e il contestuale rallentamento del trend di nuove immatricolazioni (-14%).
"La diffusione della mobilità a noleggio produce immediati benefici per la sicurezza sulle nostre strade grazie a veicoli di ultima generazione, correttamente manutenuti e spesso dotati di avanzati sistemi di assistenza alla guida, con un impatto
concreto in termini di sostenibilità ambientale - sottolinea Aniasa -. Le vetture in locazione (tutte Euro 6) oggi possono contare su
emissioni decisamente ridotte rispetto a quelle del parco circolante nazionale, tra i più anziani d'Europa: meno della metà (se a benzina) e due terzi (se diesel) in meno di monossido di carbonio, il 50% in meno di ossido di azoto e -70% di emissioni di idrocarburi incombusti".
Il 60% degli automobilisti italiani si dice pronto a rinunciare alla privacy e a condividere i dati relativi all'utilizzo del veicolo che guida ma non del proprio telefonino e solo se questo sacrificio può portare vantaggi alla propria sicurezza. È questo il dato più significativo che emerge dalla ricerca "L'auto connessa vista da chi guida. Il ruolo e i rischi dei dati nell'industria dell'auto", effettuata da ANIASA in collaborazione con Bain&Company, presentata oggi a Milano. I servizi per cui viene accettato un monitoraggio esterno sono quelli che "possano aumentare la sicurezza personale e dell'auto, come la localizzazione in caso di emergenza o furto, la diagnostica da remoto e la manutenzione predittiva". Non si tratta di una rinuncia a cuor leggero perché, si legge nel commento allo studio, "persistono timori su possibili accessi ai dati, violazioni della privacy o hackeraggio del veicolo". Nei prossimi 3-4 anni, ricordano dall'associazione che all'interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi
di mobilità, saranno consegnati 125 milioni di auto connesse. Nel 2017 il mercato relativo a questa tecnologia valeva più di
60 miliardi di euro a livello globale, con una previsione di crescita del 260% stimata nell'arco dei prossimi otto anni. I numeri del fenomeno, quindi, sono importanti. L'indagine, basata sulle risposte di un campione rappresentativo di 1.200 automobilisti, evidenzia come l'interesse sul tema connessione stia crescendo.
Per quello che riguarda i benefici per la sicurezza attesi dall'utilizzo di sistemi telematici, gli intervistati hanno risposto indicando la localizzazione in caso di emergenza e in caso di furto (14%), la navigazione evoluta (11%), la connettività con strade 'smart' (11%). Funzionalità e servizi che l'80% del campione sarebbe disposto a pagare, il 37% spendendo sino a 500 euro. "In generale - conclude il report - gli automobilisti si dimostrano molto pragmatici e sono ben disposti a condividere dati che portino benefici pratici e tangibili, come l'assistenza stradale, la manutenzione predittiva, la riduzione dei premi assicurativi, la diagnostica remota del veicolo. In tutti questi casi un 50% è "abbastanza disposto" e un 20-30% è "molto disposto" alla condivisione. Il discorso cambia quando si tratta dei dati afferenti la sfera personale, come quelli di telefono/rubrica o i dettagli dell'infotainment. Ben 7 su 10 ritengono che la legislazione attuale non sia sufficiente a tutelare la privacy dei consumatori".