La manovra va oggi al giro di boa, con il voto di fiducia in Senato (alle 11,30), e Giulio Tremonti torna a predicare austerità e rigore. «Non so se sia un’ideologia, ma oggi l’austerità è certamente una necessità e una responsabilità», ha dichiarato il ministro dell’Economia all’assemblea di Confcooperative. Quasi in simultanea il governo "blindava" il decreto a Palazzo Madama, sul testo di un maxi-emendamento che conferma i tagli alle Regioni, la proroga per le multe sulle "quote-latte" che «sconcerta» il ministro dell’Agricoltura Galan e l’uso del 30% dei risparmi nella scuola per pagare gli scatti d’anzianità agli insegnanti.Poche le novità, rispetto a quanto già circolato: si rafforza la stangata sulle assicurazioni (30 milioni in più, da 234 a 264) e - con un nuovo contrordine - rimane il limite dei 20 alunni nelle classi con disabili. Cambiano i tagli ai patronati: sono diluiti in 3 anni, ma salgono a 90 milioni. Hanno trovato spazio poi 61,3 milioni, in 4 anni, per le assunzioni di giovani magistrati. E sono saltate le norme, introdotte in commissione, che prolungavano il periodo in servizio per i docenti delle università private e limitavano (era una proposta leghista) a mille euro, dagli attuali 2mila, i trasferimenti di denaro contante tramite i
money transfer.Già da domani il testo sarà alla Camera, dove è atteso da un’altra fiducia. Per il governo è già ora di voltare pagina, come ha testimoniato Silvio Berlusconi nell’ormai consueto comunicato di giornata: «Non possiamo limitarci a piangere sui danni causati dalla crisi, dobbiamo invece ricercare tutte le strade possibili per consolidare la ripresa e il governo sta facendo proprio questo», scrive il premier (che fa poi un preciso riferimento alle esigenze dei costruttori, che hanno tenuto ieri la loro assemblea). Da parte sua Tremonti ha elogiato «quanti, nel disegno della manovra, hanno condiviso il senso e la logica di quel cambiamento»: è grazie a loro, ha rimarcato, che non c’è stata «rottura della coesione sociale» e «il Paese ha tenuto, tiene e terrà». Ma un nome su tutti ha voluto farlo, dando un pubblico riconoscimento a Raffaele Bonanni, il leader della Cisl seduto in prima fila davanti a lui nell’auditorium Conciliazione: «In questi mesi ho visto un uomo di Stato, che ha un senso profondo di responsabilità politica».Accanto a questo, restano anche gli strappi operati dalla manovra. A partire da quello con le Regioni che però hanno aggiornato a oggi la loro Conferenza, messa in crisi dal dissenso ormai pubblico dei governatori leghisti Cota e Zaia, che «non hanno alcuna intenzione» di riconsegnare le deleghe sui servizi gravati dai tagli. Restano anche i "no" del Pd, che annuncia una mobilitazione nazionale venerdì e sabato, e della Cgil: per il segretario Guglielmo Epifani il "maxi-emendamento" «conferma le ragioni dello sciopero» fatto dalla Cgil, la manovra «è iniqua e pagano solo i lavoratori». E una polemica "interna" si è materializzata pure in Senato, nell’intervento di Mario Baldassarri, presidente della commissione Finanze e senatore finiano, il quale ha ricordato che la sua proposta, già a dicembre scorso, di una manovra da 35 miliardi «fu considerata cervellotica, fui chiamato "dottor Stranamore"»; con il risultato invece che da allora «ne abbiamo fatta una da 43 miliardi» tra Finanziaria 2010, "mille-proroghe" più l’attuale intervento. Per Baldassarri il problema è che «tutte le manovre tagliano la spesa tendenziale degli anni futuri» più che quella in corso d’anno, che continua a salire.