Italia nella top ten della classifica Ocse sul carico fiscale che pesa sul costo del lavoro. Nel 2012 la somma di tasse e contributi ha raggiunto il 47,6% del reddito percepito dai lavoratori dipendenti, 12 punti in più rispetto al 35,6% della media dei 34 Paesi. Un prelievo più alto si è registrato solo in altri cinque Paesi: Belgio, Francia, Germania, Ungheria e Austria. Nel periodo della crisi è aumentato ancora: dal 2007, infatti, si è registrato un incremento di 1,2 punti percentuali del peso degli oneri a carico di lavoratori e imprese sul totale del reddito.Nel dettaglio, le tasse che gravano sulle buste paga dei singoli lavoratori ammontano al 16,1% del reddito, mentre i contributi pagati dai lavoratori pesano per un altro 7,2% e la quota dei datori di lavoro ammonta al 24,3%. Il confronto con la media Ocse dimostra che il prelievo fiscale è di tre punti inferiore (13,1%), mentre i contributi versati dai lavoratori sono di un punto al di sopra del dato italiano (8,2%) e il versamento effettuato dal datore di lavoro è di 10 punti inferiore (14,4%).Un confronto con i Paesi più industrializzati dal mondo evidenzia che Francia e Germania sono vicine all'Italia. Nel primo caso il peso di tasse e contributi ammonta al 50,2% del totale, mentre sui lavoratori tedeschi grava un prelievo del 49,7%. Lontano dalla vetta si posizionano, invece, gli altri membri del G7, con la Gran Bretagna che ha un'incidenza sul costo del lavoro del 32,3%, il Giappone subito dietro con il 31,2%, seguiti dal Canada con il 30,8%. A chiudere il gruppo ci sono gli Stati Uniti, con un peso di tasse e contributi che si ferma al 29,6%, cioè 18 punti inferiore all'Italia. La classifica dei salari lordi fa invece slittare di parecchie posizioni il Belpaese, facendolo fermare alla ventesima fila.