venerdì 30 agosto 2024
Ci sono quasi 500mila lavoratrici e lavoratori in più rispetto a luglio 2023. I giovani sono i più penalizzati: la disoccupazione giovanile è oltre il 20%
La disoccupazione è ai minimi da 16 anni: le cifre del lavoro che cresce

ANSA

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A luglio in Italia si è superata la soglia di 24 milioni di lavoratrici e lavoratori occupati. Un record, certificato dai dati dell’Istat relativi al mese scorso: l’aumento riguarda, nello specifico, 56mila persone al lavoro su base mensile (+0,2%) e 490mila persone occupate in più rispetto a luglio 2023 (+2,1%).

Dopo il dato registrato a giugno scorso (+0,1%, pari a +25mila unità su base mensile), quello di luglio è il secondo mese consecutivo nel quale si vede una crescita del lavoro, in particolare per i professionisti autonomi, che raggiungono i 5 milioni 233mila e le donne. Mentre è in calo il numero di dipendenti occupati, sia permanenti, scesi a 16 milioni 19mila, sia a termine, scesi a 2 milioni 757mila.

Il tasso di occupazione è salito al 62,3% e interessa le donne di ogni età e nel confronto sull’anno coinvolge anche i giovani sopra i 24 anni. Mentre il tasso di disoccupazione è sceso al 6,5% (-0,4 punti): è il livello più basso da marzo 2008, quando di attestò al 6,4%. La disoccupazione giovanile è, però, al 20,8%, in calo di 0,6 punti e secondo Eurostat, nel nostro Paese si è registrato, comunque, il più basso tasso di occupazione di neodiplomati o neolaureati di tutta l’Unione europea.

Anche il numero di persone in cerca di lavoro si è ridotto (-6,1%, pari a -107mila unità) per uomini e donne e in tutte le classi d’età; mentre il tasso di inattività è cresciuto lievemente al 33,3% (+0,2 punti). Il numero di inattivi è aumentato (+0,6%, pari a +73mila unità) tra gli uomini, le donne e i 25-49enni ed è diminuito solo tra i 15-24enni e gli ultra cinquantenni. Rispetto a luglio 2023, sono diminuite le persone in cerca di lavoro (-16,7%, pari a -334mila unità); mentre sono aumentate quelle inattive tra i 15 e i 64 anni (+0,2%, pari a +21mila).

Tornando ai dati Istat odierni e in particolare ai segnali negativi: l’aumento della cassa integrazione sta condizionando pesantemente l’occupazione dipendente. Anche i dati dell’Osservatorio Inps lo avevano confermato, nei giorni scorsi: dopo il picco raggiunto con la pandemia e il calo registrato con la ripresa produttiva seguita alla fine del Covid erano di nuovo cresciute le richieste di cassa integrazione, dei fondi di solidarietà e le domande di disoccupazione. A luglio le aziende hanno chiesto all’Inps 36,6 milioni di ore di cassa con un aumento del 3,71% su giugno e del 27,9% sull’anno. Se il dato di luglio potrebbe essere legato alla decisione de parte delle aziende che sono in difficoltà di fare uno stop in prossimità della pausa estiva e all’utilizzo della causale sugli eventi meteo (si può avere l’ammortizzatore a fronte di temperature di almeno 35 gradi anche solo percepiti, ndr), nei primi sette mesi dell’anno sono arrivate richieste per 292,77 milioni di ore, con un aumento del 20,12% rispetto allo stesso periodo del 2023 e una crescita significativa soprattutto per la cassa integrazione ordinaria con oltre 170,5 milioni di ore chieste (+44,08%).

Tornando ai dati dell’Istat, «il segno positivo sugli autonomi – ha commentato la ministra del Lavoro, Marina Calderone – è uno degli elementi a cui guardare per cogliere la trasformazione in corso. Che abbiamo scelto di sostenere attraverso gli incentivi inseriti nel decreto Coesione che puntano a promuovere le capacità di autoimpiego, anche con il tutoraggio nella fase di avvio del progetto». Secondo Arturo Scotto, capogruppo del Partito democratico in commissione Lavoro alla Camera, bisogna, però, tenere conto dell’impatto del lavoro stagionale su questi numeri. E anche per quanto riguarda l’aumento quasi esclusivamente legato al lavoro autonomo può «significare spesso lavoro parasubordinato precario e intermittente. Persino la crescita di lavoro femminile e giovanile andrebbe vista nell’ottica delle ore lavorate visto che potrebbe esserci un’incidenza del part-time molto significativo» ha concluso Scotto, criticando il trionfalismo della ministra sui dati Istat.

Cauto ottimismo lo ha espresso anche Confesercenti, «il processo di discesa dell’inflazione ormai consolidato da un lato e l’aumento del numero di lavoratori registrato nell’ultimo anno – anche se colpisce il dato del calo del lavoro a tempo determinato, probabilmente frutto di una stagione turistica sotto tono – insieme ai rinnovi di alcuni importanti contratti nazionali tra cui quello del terziario dall’altro, possono creare gradualmente le condizioni per maturare aspettative più ottimistiche per le famiglie» ha concluso la nota stampa.

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