Possibile che l’Imu possa trasformarsi, da imposta «virtuosa e risanatrice», in mostro che colpisce chi fa del bene senza tornaconto alcuno? Possibile, purtroppo. Accade – meglio: stava per accadere... – a Firenze all’Opera Madonnina del Grappa. Che nei mesi scorsi mette a disposizione una propria casa per realizzare un «Istituto a custodia attenuata», un’alternativa al carcere dove le detenute possano scontare la pena con i loro figli piccoli. La struttura dipende dal Ministero di Grazia e Giustizia a cui è concessa in comodato gratuito. L’Opera non ci guadagna nulla, anzi. Ma, con le nuove disposizioni di legge, dovrebbe comunque pagare l’Imu.L’Opera ha stipulato anche una convenzione con il Comune di Firenze, mettendo gratuitamente a disposizione i propri laboratori per la Scuola di formazione al lavoro «Don Giulio Facibeni», che offre corsi gratuiti per idraulici, elettricisti, saldatori, meccanici, eccetera. Come osserva Riccardo Bigi sull’ultimo numero di
Toscana Oggi, la scuola è «una risposta importantissima a vere e proprie emergenze sociali come la disoccupazione giovanile, l’espulsione dai processi lavorativi, l’emarginazione sociale». Ebbene, anche su quei laboratori l’Opera dovrebbe pagare l’Imu.Il Comune di Firenze, da parte sua, la quota di Imu non la pretende. E così, dopo essersi consultata con l’assessore alle politiche sociali del Comune di Firenze, Stefania Saccardi, l’Opera ha deciso di non pagare: «Queste associazioni – spiega l’assessore – svolgono un ruolo fondamentale per assicurare il mantenimento dei servizi ai cittadini. Per questo abbiamo chiesto loro che ci inoltrino una domanda di chiarimento, che noi gireremo al Ministero affinché adegui la normativa tenendo conto di queste situazioni».Ma che cos’è successo? L’Ici, alla Madonnina del Grappa, il Comune di Firenze non l’aveva mai pretesa. Che senso poteva avere affamare chi ti aiuta a "sfamare" la popolazione? Chi svolge un ruolo sociale a beneficio di tutti? Chi si prodiga per il bene comune? Gli immobili della Madonnina erano esenti, come tutti gli immobili destinati ad attività assistenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive. Se poi l’ente proprietario fosse stato diverso dall’ente utilizzatore (come accade per la casa e i laboratori dell’Opera), i Comuni erano lasciati liberi se applicare o meno l’esenzione. Il Comune di Firenze, saggiamente, prevedeva che fossero esenti gli immobili destinati ad attività socialmente utili, «direttamente oppure anche indirettamente tramite concessione in uso gratuito».Ma l’Imu non è l’Ici. Metà dell’imposta viene versata direttamente allo Stato. Il Comune non ha più margini di manovra. Ed ecco la beffa, con buona pace di chi, per mesi, assicurava che «nessuno vuole tassare la carità e l’assistenza». Chissà che cosa direbbe don Giulio Facibeni, fondatore dell’Opera che deve il suo nome al fatto che il prete forlivese fu cappellano militare sul Monte Grappa durante la prima guerra mondiale, assistendo alla colossale mattanza. Molti "suoi" soldati, prima di morire, gli chiesero di prendersi cura dei figli rimasti orfani. Soldati credenti e miscredenti, soldati italiani. Da qui nasce l’Opera Madonnina del Grappa. Che ospitò orfani di guerra; e in seguito, dopo il 1940, sfollati, ricercati ed ebrei in fuga. E poi ex detenuti e ragazze madri. Senza discriminazione di etnia o fede religiosa.Facibeni colmava alcune ingiustizie della storia. È beffardo che la sua Opera, quasi un secolo dopo, sia vittima di una palese ingiustizia.