mercoledì 19 giugno 2024
La società del biomedicale di Mirandola cerca una soluzione per l'attività di produzione di dispositivi per la dialisi che intende abbandonare (con 350 posti a rischio). Licenziamenti congelati
Lavoratori di Mozarc Bellco in presidio davanti ai cancelli dell'azienda

Lavoratori di Mozarc Bellco in presidio davanti ai cancelli dell'azienda - Ansa

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Piccoli segnali positivi per i lavoratori di Mozarc Bellco, la società del settore biomedicale di Mirandola che il 12 giugno ha annunciato la chiusura dell’attività di produzione di filtri e monitor per la dialisi cronica degli adulti, con il licenziamento di 300 dipendenti diretti su 500 e la perdita del lavoro per altri circa 50 interinali.

Dopo un incontro di quattro ore con i sindacati nella sede di Confindustria a Modena, l’azienda ha comunicato di essere disponibile a negoziare. Precisamente, Mozarc Bellco «ha dichiarato la propria disponibilità a non intraprendere azioni unilaterali sino al prossimo incontro istituzionale, confermando altresì la volontà di esplorare tutte le possibili soluzioni per gestire la situazione».

La scadenza indicata dall’azienda è quella del 26 giugno, quando alle 15 si terrà un incontro sulla vertenza alla Regione Emilia Romagna con rappresentanti dei lavoratori, sindacati, impresa ed enti locali. Ci sarà anche il nuovo sindaco di Mirandola, che emergerà dal ballottaggio del 23 e 24 giugno tra Letizia Budri, candidata del centrodestra e vicesindaca uscente, e Carlo Bassoli, candidato della coalizione di centrosinistra.

Mozarc Bellco è una delle più antiche e più grandi aziende del distretto biomedicale di Mirandola, che comprende circa 100 imprese e 5mila lavoratori. Fondata da Mario Veronesi nel 1972, appartiene a Mozarc Medical, gruppo nato l'anno scorso da una joint venture tra Medtronic e DaVita. Bellco era finita in mano alla Medtronic nel 2016, che l'aveva comprata dal fondo Charme della famiglia Montezemolo. Per il 9 luglio è invece convocato un tavolo al ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Una manifestazione dei lavoratori di Mozarc Bellco

Una manifestazione dei lavoratori di Mozarc Bellco - Fotogramma

Nei giorni scorsi hanno mandato la loro solidarietà ai lavoratori anche il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, e il vescovo di Modena, Erio Castellucci. Don Carlo Bellini, vicario per la pastorale e l’evangelizzazione della Diocesi di Carpi, martedì ha incontrato i lavoratori e le lavoratrici in presidio: «Sono di Mirandola, conosco benissimo la storia del biomedicale mirandolese e gli uomini che l'hanno fatto – ha detto Bellini –. Qui, dalle nostre parti, c'è l'orgoglio di lavorare, di produrre, di fare cose buone, c'è cultura del lavoro e qui non si lavora solo per portare a casa i soldi. Qui il lavoro è un elemento culturale e di civiltà della vita e le persone qui ne sono orgogliose».

L’azienda ha deciso di chiudere l’attività produttiva e lasciare a Mirandola solo la ricerca in un contesto di uscita a livello globale dalla dialisi cronica e acuta per adulti, perché «la continua erosione dei prezzi di mercato rende insostenibile, economicamente e finanziariamente, mantenere la presenza dell'azienda nel settore».

Dal giorno dell’annuncio i sindacati hanno indetto lo sciopero e la produzione si è fermata. Da domani lo sciopero si interromperà grazie all'apertura dell'azienda. «È successo qualcosa di straordinario, di mai visto prima in questo territorio: una settimana fa avevamo una promessa di licenziamento, sette giorni dopo la multinazionale statunitense ha tolto la minaccia di cancellare posti di lavoro. Il merito è del coraggio delle lavoratrici e dei lavoratori Mozarc Bellco», affermano Daniele Dieci e Rosamaria Papaleo, segretari generali rispettivamente della Cgil di Modena e della Cisl Emilia centrale.

Il timore sul territorio è che dalla Mozarc Bellco parta un effetto contagio che coinvolga altre aziende di un settore considerato un’eccellenza italiana che dà lavoro a grossa parte delle famiglie dell'area e aveva saputo riprendersi dopo il terremoto del 2012.


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