Viviamo nell'era dell'obsolescenza programmata, la strategia cioè che stabilisce il ciclo vitale di un prodotto in modo da deciderne la durata. Normalmente i produttori di beni ne abusano, in modo da accorciare i tempi di riacquisto per il consumatore, ma non sempre. Quella che ci piace chiamare “l'etica della qualità” presuppone infatti che alcuni marchi premium si comportino diversamente. E' il caso di Michelin, che da tempo ha preso una posizione controcorrente contro i suggerimenti di altri produttori di pneumatici che consigliano di sostituire le gomme quando il livello di battistrada raggiunge i 3 mm. «L'attuale limite legale di 1,6 mm infatti - sottolinea il marchio francese - risponde perfettamente alle esigenze della mobilità moderna. Se la copertura è di qualità, deve assicurare livelli di performance costanti sino al limite di legge».
Nell'affermarlo, Michelin porta come esempio il suo Primacy 4, presentato lo scorso anno al Salone di Francoforte e disponibile sul mercato italiano da gennaio, che garantirebbe 18.000 km. di percorrenza in più rispetto ad un analogo pneumatico della concorrenza senza penalizzare le prestazioni, in particolare sul bagnato. «Il design dei canali del battistrada rettangolare di Primacy 4 garantisce - sostiene Michelin - il 22% di spazio in più per l'evacuazione dell'acqua».
In generale, è un segno di grande serietà da parte del costruttore evitare un ciclo di vita del pneumatico non virtuoso. «Una sostituzione anticipata, comporterebbe conseguenze negative sull'ambiente, oltre che un aumento di costi per l'automobilista. Michelin invece - spiega il produttore - utilizza al minimo le risorse per ridurne l'impatto sull'ambiente e sulla società. Sviluppare prodotti con altissimi livelli di performance dal primo all'ultimo chilometro è parte integrante di questa strategia. Questo permette di limitare il consumo di materie prime, utilizzare i pneumatici più a lungo e in sicurezza e diminuire, insieme alla resistenza al rotolamento, le emissioni di CO2, responsabili di una percentuale dall'85% al 98% della Carbon Footprint che misura le emissioni di CO2 legate all'uso di combustibile fossile».
Per rafforzare le sue tesi, la Michelin porta fa varie considerazioni. Ricorda che il limite di 1,6 mm fu istituito nel 1989, quando le tecnologie produttive erano più arretrate, che nessuna statistica permette di stabilire la relazione tra un aumento degli incidenti e il fatto che lo spessore del battistrada sia inferiore a 3 o 4 mm, che gli spazi di frenata dipendono oltre che dalla gomma anche da varie caratteristiche del veicolo e dai comportamenti di guida. Infine, si sottolinea, come «persino gli pneumatici nuovi possono presentare grandi differenze di prestazioni nel campo dell'aderenza in base alla marca, ai modelli e alle misure. Un pneumatico premium con una scultura del battistrada a 1,6 mm può essere più performante di un pneumatico economico, nuovo o quasi nuovo».
A supporto delle sue tesi infine, Michelin porta i dati di una recente ricerca effettuata da Ernst e Young che chiarisce come in Europa un cambio di pneumatici a 3 mm, anziché a 1,6 mm avrebbe come conseguenza "l'utilizzo di 128 milioni di pneumatici in più l'anno", per la cui produzione si immetterebbero 9 milioni di tonnellate in più di anidride carbonica nell'atmosfera, si perderebbero 1,5 milioni di tonnellate di materie annualmente, con un aumento di costi per i consumatori di 6,9 miliardi di euro. Terry Gettys, vice presidente esecutivo per la Ricerca e lo Sviluppo del brand, membro del Comitato Esecutivo del gruppo Michelin, sottolinea che «la performance sostenibile è la chiave della nostra strategia. Ragioniamo in termini di durata, non di consumo. Oggi, vorremmo che responsabilità, sostenibilità e performance fossero gli obiettivi su cui puntare insieme a tutta l'industria legata ai pneumatici. L'unico criterio quando è in gioco la sicurezza è la performance degli pneumatici, non lo spessore del battistrada».