L’obiettivo, ambizioso, è chiaro fin dal titolo: «Verso una genuina unione economica e monetaria». È il rapporto arrivato sul tavolo dei ministri Ue per gli Affari europei dei Ventisette a Lussemburgo e preparato, su incarico dei leader Ue, dai presidenti di Commissione Europea, Consiglio Ue, Bce ed Eurogruppo – José Manuel Barroso, Herman Van Rompuy, Mario Draghi e Jean-Claude Juncker. Alcuni punti, rispetto a quanto trapelato alla stampa nei giorni scorsi, sono stati sfrondati (e infatti invece di 10-15 pagine sono solo sei e mezza), ma il documento resta comunque piuttosto innovativo, immaginando una grossa cessione di sovranità verso Bruxelles in aree chiare come il bilancio nazionale e l’ipotesi di titoli di debito comune. Peccato che Berlino, per bocca del suo sottosegretario agli Esteri Georg Link, l’abbia prontamente definito «in parte un libro dei sogni», definendo l’idea di debiti comuni «una via che non va da nessuna parte». E nel chiuso di una riunione con i partiti di maggioranza (Csu e liberali) a Berlino, il cancelliere Angela Merkel, secondo l’agenzia
Reuters, avrebbe tassativamente affermato: «mai, finché vivo, ci sarà una piena mutualizzazione». Non certo un buon viatico per gli sforzi dei quattro alti dirigenti Ue, il cui rapporto sarà discusso dai leader durante il vertice Ue di domani e venerdì. Il documento individua un quadro "integrato" in tre punti chiave: finanziario, di bilancio e di politica economica (e cioè crescita e occupazione, cui il documento dedica poche righe). A questi si aggiunge l’esigenza di «assicurare la necessaria legittimità e responsabilità democratica», con lo «stretto coinvolgimento di Parlamento Europeo e parlamenti nazionali». Le parti più "succose" sono le prime due. La prima, che si riferisce a quella che viene chiamata «unione bancaria» è meno controversa, e infatti l’accordo appare più a portata di mano. Si parla di una «supervisione integrata», che un po’ tutti vogliono, Germania inclusa, con la possibilità che la Bce abbia un ruolo centrale. C’è poi la questione dell’assicurazione dei depositi a livello Ue (Berlino è scettica), un quadro di risoluzione delle crisi bancarie già proposto dalla Commissione, magari con un’autorità centrale e un ruolo di sostegno finanziario del fondo salva-stati Esm.Il punto più innovativo, e molto più controverso, è però il secondo, quello sui bilanci degli Stati. L’idea è che «limiti massimi» per i bilanci «potrebbero essere concordati insieme». In questo sistema, «l’emissione di debito governativo (deficit, <+corsivo>ndr<+tondo>) dovrebbe essere giustificato e ricevere approvazione preventiva» da Bruxelles, la quale potrebbe «chiedere modifiche alle leggi di bilancio».Con questo controllo centrale Ue sui bilanci, secondo il rapporto si potrebbe immaginare «l’emissione di debito comune come elemento di una simile unione fiscale e legato ai progressi sull’integrazione fiscale». Si citano come possibilità bond comuni a breve termine e limitati (i cosiddetti Eurobills light) ma anche il fondo di redenzione per i debiti pregressi al di sopra del 60% del Pil. Non finisce qui: il documento ipotizza anche un Tesoro Ue, il che implica un ministro delle Finanze Ue. «Questo processo d’integrazione – ha spiegato ieri Barroso in una conferenza – deve essere progressivo, e iniziare con passi che possono essere fatti immediatamente senza cambiamenti ai Trattati», ma prevedendo anche «passi più a lungo termine che possano richiedere invece tali cambiamenti», guidati dalla filosofia «più solidarietà con più responsabilità». Il presidente della Commissione ha però parlato anche di «realismo», «alcuni paesi oggi non sono pronti a mettere insieme un sistema di obbligazioni comuni», ha ammesso.In effetti, la Germania è apparsa subito molto scettica, come si è visto. La stessa Merkel, nel corso della riunione a porte chiuse, avrebbe lamentato che il documento lascia pensare che si possa arrivare velocemente a una mutualizzazione dei debiti. Positivo invece il commento di Enzo Moavero Milanesi, ministro per le Politiche comunitarie. L’Italia, ha detto, valuta il rapporto «una base importante di discussione», aggiungendo che «è la dimostrazione che le discussioni iniziate a marzo (sugli Eurobond,
ndr) proseguono e il fatto che il rapporto lo indichi è positivo».