Maxi multa per il gigante cinese dell'e-commerce - Reuters
L'accusa è quella di «abuso di posizione dominante». Il colosso dell’e-commerce Alibaba, da mesi nel mirino del governo cinese, è stato sanzionato dall’Autorità per la regolamentazione del mercato con una maxi-multa da 18,23 miliardi di yuan (pari a 2,33 miliardi di dollari). La multa equivale al 4% dei ricavi del gruppo nel 2019 e rappresenta il punto più alto del giro di vite contro le grandi conglomerate del tech cinese, che vede nel mirino anche l’altro colosso fondato da Jack Ma, il braccio fintech di Alibaba, Ant Group.Nel mirino delle autorità finanziarie la pratica, in uso dal 2015, di costringere i commercianti a scegliere una sola piattaforma per vendere on line i propri prodotti. In questo modo Alibaba avrebbe limitato la concorrenza nel mercato delle piattaforme di servizi di vendita al dettaglio on line in Cina, ostacolato l’innovazione e danneggiato gli interessi dei consumatori, costituendo «un abuso della posizione dominante sul mercato».
L’Autorità ha anche fornito al gruppo delle istruzioni amministrative, chiedendo una rettifica degli accordi e l’obbligo ci presentare rapporti di auto-ispezione per i prossimi tre anni.La multa inflitta al colosso dell’e-commerce è la più alta mai imposta in Cina, supera quella a Qualcomm nel 2015, quando il gruppo di tecnologie per le telecomunicazioni Usa fu sanzionato dalle autorità anti-trust cinesi per 975 milioni di dollari. Un mese fa le autorità avevano multato 12 grandi compagnie hi-tech, tra cui Tencent, Baidu, Didi Chuxing e SoftBank, per aver violato le regole anti-monopolio. Il 15 marzo il presidente cinese Xi Jinping aveva ordinato alle autorità competenti di controllare l’attività dei colossi di internet annunciando tra le priorità per il 2021 il varo di una politica anti-trust.In una nota il gigante cinese ha affermato di aver accettato la sanzione e di essere già al lavoro per modificare la sua politica commerciale. «Rafforzeremo le operazioni in conformità con la legge e rafforzeremo ulteriormente la costruzione di un sistema di conformità basato su innovazione e sviluppo, e adempiremo meglio alle nostre responsabilità sociali», ha scritto il gruppo sul suo account Weibo, il social network più popolare in Cina.L’impero di Jack Ma è sotto osservazione da mesi. A novembre il governo ha bloccato l’ingresso in borsa di Ant Group.
La quotazione, la più alta della storia (33,7 miliardi di euro), è stata fermata perché l’attività di Ant non era in linea con le nuove regole governative sulla concessione di micro-finanziamenti attraverso piattaforme web. Un mese dopo le autorità hanno multato Alibaba e Tencent per non aver comunicato in anticipo alcune operazioni di acquisizione. Al governo cinese non erano andate giù le parole pronunciate da Ma il 24 ottobre contro il sistema finanziario e bancario. Da quel momento il tycoon cinese ha mantenuto un basso profilo, limitando le uscite pubbliche. Le indagini su Alibaba per «sospetti comportamenti monopolistici» sono iniziate ufficialmente a fine dicembre, pochi giorni dopo la chiusura della Conferenza centrale sul lavoro economico. L’obiettivo di Xi sarebbe quello di limitare l’influenza dei grandi gruppi, che rappresentano una potenziale minaccia al Partito comunista. In questa direzione va letta l’ultima mossa di pochi giorni fa: il blocco delle iscrizioni all’accademia di elite creata da Ma a Hangzhou (Zhejiang), sua città natale.