La risposta del Presidente Giorgio Napolitano ha segnato uno spartiacque nella vicenda del reintegro dei tre operai Fiat di Melfi. Ma neppure le parole del Capo dello Stato sono state sufficienti per sopire le polemiche. Tanto meno per ridurre a unità i molti distinguo interpretativi, fioccati anche ieri, sulla decisione dell’azienda di Torino di non consentire di tornare sulle linee di produzione a Barozzino, Lamorte e Pignatelli, i tre operai che continuano a presentarsi ai cancelli puntualmente ogni giorno e che hanno tenuto a «ringraziare profondamente» il Capo dello Stato per la sua lettera.In un’intervista al "Corriere della Sera", è stato il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini a dichiarare che «quella di Marchionne è una scelta coraggiosa», precisando che «le sentenze vanno sempre rispettate, ma vanno rispettate anche le aziende». Un importante sostegno alla linea dell’azienda di Sergio Marchionne (che stamattina interviene al Meeting di Rimini) è arrivato dal presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, secondo cui «quello che ha fatto Fiat è in linea con la legge e la prassi». Soprattutto, però, Marcegaglia ha sottolineato come «il vero tema è l’esigenza di cambiare radicalmente le relazioni industriali». E infatti a metà settembre partirà il confronto tra Federmeccanica e sindacati per definire norme contrattuali specifiche per il settore auto, per Marcegaglia «un obiettivo assolutamente possibile». Pur senza riferirsi in modo esplicito al caso Fiat, anche il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, dalla platea del Meeting di Rimini ha detto che se si vogliono «diritti perfetti nella fabbrica ideale» si rischia «di avere diritti perfetti ma di perdere la fabbrica che va da un’altra parte».Numerose le reazioni suscitate da queste dichiarazioni, specie quelle del ministro Gelmini. Il portavoce dell’Idv Leoluca Orlando ha chiesto se «si può parlare di coraggio quando si negano ai lavoratori i diritti previsti dalla Costituzione, si disattendono le sentenze dei magistrati e si ignorano gli appelli del Capo dello Stato?». Mentre il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha sottolineato come «è indispensabile non far cadere il senso profondo dell’appello del Presidente Napolitano ad un confronto pacato e serio sull’evoluzione delle relazioni industriali nel contesto del mercato globale». Significativo anche il richiamo del giuslavorista Gaetano Veneto, docente all’Università di Bari (allievo di Gino Giugni), secondo il quale «la Fiom fa benissimo a portare avanti la sua battaglia perché è la battaglia dei diritti in un Paese in cui è in vigore uno Statuto dei Lavoratori che ci invidiano in tutto il mondo».A Melfi, intanto, Fiat Sata ha comunicato il ricorso alla cassa integrazione dal 22 settembre al 3 ottobre per «adeguare i flussi produttivi alla domanda di mercato». E prosegue la battaglia legale: la Fiom ha chiesto al giudice di precisare le modalità di applicazione del decreto di reintegro, ma i legali di Fiat (che ieri in Borsa ha ceduto l’1,46%) hanno contestato la mossa affermando che il magistrato non può tornare su un provvedimento già emesso.