Si rallegrano le imprese, grandi e piccole, per le richieste soddisfatte. La manovra che, dopo l’incontro di ieri pomeriggio nella villa di Berlusconi ad Arcore fra il premier e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, viaggia ormai verso uno scontato voto di fiducia (anche per sedare le tensioni nel Pdl) lascia invece all’asciutto gli invalidi dopo la parziale modifica dei giorni scorsi. Sono le conseguenze di «una giornata particolarmente calda», come l’ha definita il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, parlando di «maledetti tagli imposti controvoglia». Il maxi-decreto non approderà nell’aula del Senato prima di domani dopo che, passato il fine settimana di pausa, la commissione Bilancio ha ripreso a rilento l’esame. Nuovi ritocchi sono stati apportati però al capitolo-pensioni: oltre a correggere il «refuso» che impediva l’uscita in pensione dopo 40 anni di contributi, a prescindere dall’età, è stata rivista per la terza volta la norma sull’aggancio dell’età di pensione alle aspettative di vita. Dopo la prima verifica a inizio 2015, su proposta di Maria Ida Germontani si è ora deciso che il passaggio successivo avverrà 4 anni dopo, a inizio 2019 (anziché già nel 2016), per poi tornare all’appuntamento ogni 3 anni come disposto dalla legge. In attesa è anche l’emendamento sulle "tredicesime": i tagli saranno cancellati, ma il relatore Azzollini ha parlato di «meccanismo da riverificare».Il percorso, insomma, è stato accidentato fino all’ultimo. I lavori in commissione, ripresi alle 15, hanno fatto poca strada (complice anche un guasto elettrico) perché i senatori erano in attesa dell’incontro Berlusconi-Tremonti. Non si escludevano scintille, dopo che erano circolate pure voci di dimissioni minacciate sabato dal ministro. Nello scarno comunicato diffuso da Palazzo Chigi il premier fa capire invece che questa è anche la "sua manovra": si dice che i due «hanno preso atto del buon lavoro» svolto in Parlamento e «hanno valutato tutti i miglioramenti realizzabili», fermo restando «il vincolo dell’invarianza dei saldi» fortemente voluto da Tremonti. Quindi si aggiunge che il premier, «considerato che il bene comune non è fatto dalla somma dei pur legittimi interessi particolari, sotto la sua responsabilità» è orientato a chiedere la fiducia sul provvedimento. Una soluzione accolta con rabbiosa rassegnazione dalle opposizioni: è «un annuncio di totale irresponsabilità» per il leader del Pd Pier Luigi Bersani, mentre Di Pietro si è scagliato contro il «dittatore che impone il voto su misure che nessuno vuole». La commissione va avanti. Fra la serata e stamani saranno definiti gli emendamenti pro-imprese su compensazione automatica fra debiti e crediti verso il Fisco, messa in dubbio dalla manovra, e sui "certificati verdi", dopo che ieri all’assemblea degli imprenditori reggiani Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, ha annunciato di aver appreso «poco fa al telefono da Berlusconi e Tremonti» che «le nostre richieste sono state accolte». Rassicurazioni fornite pure a Carlo Sangalli, presidente di Rete Imprese Italia: «Sono buone notizie».