Panificatori senza contratto da tre anni - Ansa
Durante i lunghi mesi della pandemia sono stati indispensabili per rifornire le famiglie dell’alimento che non può mancare sulle tavole degli italiani. Fanno un lavoro faticosissimo che prevede sveglia all’alba e ore passate ad impastare e infornare il pane. Ma da tre anni sono senza contratto di lavoro e vengono praticamente ignorati dalle associazioni datoriali che in questo tempo di crisi propongono un ritorno al passato, alle gabbie salariali, per "spendere" meno, risparmiando sullo stipendio di chi lavora al Sud. Per questo motivo i lavoratori del settore panificazione hanno deciso di far sentire la propria voce. Con una protesta silenziosa, lo sciopero degli straordinari e della flessibilità degli orari, e una doppia manifestazione in piazza lunedì prossimo davanti alla sede di Federpanificatori in via Alessandria e in piazza San Silvestro vicino alla sede di Fiesa Confesercenti. Una manifestazione in contemporanea perché due sono le controparti con le quali i sindacati si devono confrontare. Un dualismo che penalizza i lavoratori visto che ci sono forti contraddizioni tra il comportamento delle due associazioni. Il tavolo di confronto con Federpanificatori è fermo da quattro mesi, l’altro nonostante otto incontri, non ha portato ad alcun risultato concreto. Per questo le segreterie nazionali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil hanno deciso di proseguire con lo stato di agitazione e indire le due manifestazioni a Roma. «Il mancato rinnovo del contratto nazionale Panificazione – spiegano i sindacati – lascia senza tutele proprio quelle lavoratrici e quei lavoratori che nei terribili mesi di lockdown, hanno comunque garantito ogni giorno la produzione del pane. Le parti datoriali, Fippa (Federazione italiana Panificatori) e Fiesa-Assopanificatori, che non siedono unitariamente al tavolo della trattativa, anche se con motivazioni differenti, non hanno la volontà di rinnovare il contratto. È ora di riprendere un confronto serio e responsabile per dare giusti diritti a tutti i lavoratori e le lavoratrici, a partire dal salario, dalla salute e sicurezza e dalla formazione".I sindacati hanno spiegato che ci sono state grosse difficoltà nella ripresa del negoziato. Nel comparto ci sono 80mila addetti e 25mila aziende. Un settore molto frammentato con 2 o 3 addetti per ogni azienda (spesso a conduzione familiare) che non riecse a far sentire la sua voce e a coinvolgere l’opinione pubblica. «Riteniamo che gli italiani debbano sapere la situazione che sta vivendo il settore della panificazione. E’ inaccettabile che questi lavoratori non possano avere il rinnovo del contratto in un momento in cui l’inflazione sta ripartendo, siamo già a livelli da 2 al 2,5%. È evidente che è difficile pensare ad un rilancio dei consumi se non si riescono a rinnovare i contratti le nostre controparti stanno giocando sul costo del lavoro» sottolineano i sindacati.