L'economistra francese Fitoussi - Ansa
«Le nuovi sanzioni? Sicuramente avranno effetti pesanti sulla popolazione russa e su un’economia che andrà in recessione. La vera questione, tuttavia, sarà quella di vedere se ci saranno conseguenze sul governo russo, visto che trent’anni di sanzioni contro l’Iran non hanno portato alcun cambiamento sul piano politico». L’economista francese Jean-Paul Fitoussi, docente all’università Luiss, spiega che è ancora presto per calcolare i danni economicosociali che «questo conflitto certamente avrà» sull’Europa anche perché «non sappiamo ancora dove vuole arrivare Putin, se ha ambizioni imperialistiche sull’Ucraina, se vuole ricostruire l’Urss o se vuole scatenare una guerra a tutto l’Occidente». Una cosa però è certa: «L’offensiva russa sull’Ucraina è destinata a cambiare la geopolitica mondiale, con un nuovo ordine (anzi disordine) internazionale e facendo i conti con tutti quei Paesi non democratici che hanno la bomba atomica».
Professore, paradossalmente l’Europa può riscoprirsi più unita e integrata nella risposta a questa guerra come è accaduto di fronte alla pandemia? In realtà non sembra esserci a livello europeo un’unanimità sul fatto di stabilire un vero embargo nei confronti della Russia. All’inizio della guerra, per esempio, la Germania ha dichiarato di non voler compiere alcuna azione per interrompere le forniture di gas russo. Questa situazione fa emergere una questione centrale: l’unico modo che l’Unione Europa ha per sopravvivere come attore politico è quello di diventare una nazione e, dunque, di dotarsi di sovranità. È vero che nel recente passato ci sono state azioni interessanti, come il Next generation Eu, ma si tratta di interventi messi in campo in assenza di sovranità. Sul piano dell’integrazione europea i segnali più incoraggianti stanno arrivando dai cittadini, non dai governi.
A che cosa si riferisce? C’è una solidarietà unanime dei cittadini europei ad accogliere gli ucraini che è un elemento molto interessante. In passato si è detto che non si possono costituire gli Stati d’Europa perché non esiste un popolo europeo: l’accoglienza di questi giorni dimostra che si tratta di una tesi falsa.
I prezzi di gas e petrolio continueranno a salire? Chi sarà più colpito dagli aumenti? C’è da attendersi un’ulteriore impennata dei prezzi dell’energia e delle materie prime agricole. Una delle conseguenze di quest’inflazione sarà la crescita delle diseguaglianze. Perché ad aumentare saranno soprattutto i prodotti (come la benzina o i beni alimentari) che compongono quasi il 100% del paniere del 50% meno ricco della popolazione. Per le fasce più benestanti, invece, che hanno un paniere di consumi diverso e più ampio (si pensi ai prodotti digitali) l’effetto inflazionistico sarà molto meno marcato.
L’Europa può fare a meno del gas russo? Deve farne a meno o sarà sempre dipendente da Mosca e costretta a stare alle sue condizioni. L’Ue, così come gli Stati Uniti, giustamente non minacciano la Russia di entrare nel conflitto – anche perché non c’è niente di più stupido, grave e tragico di una guerra – ma in questo modo si stanno anche mostrando deboli. La risposta dell’Europa e degli Usa a Putin, non potendo essere bellica, dovrebbe consistere in una guerra economica molto più forte di quella che si sta combattendo oggi. Ovviamente ciò non sarebbe indolore per l’Europa tra energia più cara, inflazione in crescita e assenza di alcuni prodotti sul mercato, ma ne vale la pena.
Che cosa pensa dell’ipotesi dell’Italia che non esclude di riaprire temporaneamente le centrali a carbone? Riaprire le centrali a carbone fa male al cuore, oltre che all’ambiente, ma avere riserve di energia deve essere la massima priorità in questa fase. Certo, ciò non deve rallentare la ricerca che utilizzi nuove fonti di energia pulite. Sul piano europeo da anni propongo di costituire una Comunità Europea dell’Energia e dell’Ambiente proprio per lavorare in questa direzione.