venerdì 7 ottobre 2016
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Da qualche giorno c’è un piccolo, grande sentiero su cui l’Europa ha preso a camminare più unita e quindi prevedibilmente più spedita. Di questi tempi non accade spesso e va sottolineato anche perché l’impulso dal quale tutto è partito è stata l’Italia a darlo. In settimana si è tenuta all’Università Bocconi di Milano la due giorni del Salone della Csr e dell’Innovazione sociale, principale e ormai tradizionale appuntamento in Italia su sostenibilità e dintorni, specie in ottica aziendale. È stato il palcoscenico ideale per l’annuncio dell’iniziativa che vede come principale promotore il Csr Manager Network, l’associazione creata dieci anni fa da Altis-Cattolica e Isvi che ha aggregato, fin quasi a farne una comunità, i manager e i professionisti che operano in Italia in ambito csr (corporate social responsibility). E che dallo scorso anno è entrata a far parte come rappresentante per l’Italia del prestigioso World Business Council for Sustainable Development.  A Milano si è infatti tenuto l’incontro inaugurale dello European Network of Corporate Responsibility and Sustainability Professional, la prima rete europea di professionisti della csr. Significa che le organizzazioni che in vari Paesi europei già operavano in modo simile al network italiano, magari distinguendosi per forma giuridica o altre caratteristiche ma non quanto alle finalità ultime, hanno deciso di collaborare. Di mettere cioè insieme le forze in vista di obiettivi che ognuna di esse da sola assai difficilmente avrebbe potuto anche solo ipotizzare di riuscire a conseguire, come ad esempio quello di costituire un interlocutore privilegiato su questi temi con i legislatori e regolatori europei: potrebbe sembrare scontato dirlo, ma, ancora una volta, non di questi tempi. «Abbiamo deciso – ha dichiarato Fulvio Rossi, presidente del Csr Manager Network e Csr manager in Terna – di promuovere un network che rilanci a livello internazionale l’approccio collaborativo che i nostri soci hanno avuto in questi dieci anni, dove hanno sperimentato l’importanza di mettere in comune le loro esperienze». Insieme all’Italia, a far parte da subito della rete, che si rivolge all’intera platea continentale, sono la Francia, con il Collège des Directeurs du Développement Durable (C3d), la Germania, con Verband für Nachhaltigkeits- und Umweltmanagement ( Vnu), la Spagna, con l’Asociación Española de Directivos de RS (Dirse). E la Gran Bretagna, con l’Institute of Corporate Responsibility and Sustainability (Icrs), quasi ad affermare che su questi temi non c’è Brexit che tenga. Si va già delineando un programma di lavoro comune importante, per il neonato network, che verrà formalizzato entro fine anno. Si parla di incontri periodici fra le organizzazioni (anche in modalità webinar, cioè di seminario online), di ricerche di respiro europeo da condurre insieme. E dell’elaborazione di un Manifesto europeo per i professionisti della csr. Insomma, non c’è neanche bisogno di invocare una sorta di «csr manager di tutt’Europa, unitevi!», perché sta già accadendo.
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