Il perimetro dei diritti non sarà toccato dal governo, che anzi vuole estenderli ai precari. L’obiettivo del percorso di riforme del mondo del lavoro è invece rendere normale e non eroica la scelta di diventare genitori. Il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia risponde così, parlando alla platea sensibile degli aclisti riuniti a Cortona per la tre giorni di studio, alle polemiche sul Jobs act all’indomani del braccio di ferro tra Matteo Renzi e Susanna Camusso. Anagraficamente vicina alla generazione dei precari, il ministro ribadisce che, se non si possono abbassare i diritti, neppure si può difendere un modello superato. «Questo è l’unico governo – puntualizza – che metterà risorse sulla riforma degli ammortizzatori sociali e li riformerà, ma non ci nascondiamo dietro un modello di realtà che non esiste più». E parla dell’obiettivo finale di rendere maternità, genitorialità e natalità «elemento ordinario di vita mentre oggi è un evento eccezionale nella vita dei giovani, una scelta che diventa eroica».Il sottosegretario al Lavoro ed ex presidente delle Acli Luigi Bobba, ricorda che con il Jobs act la Germania negli ultimi 10 anni ha abbattuto la disoccupazione al 6,7% contro il nostro 12,3% e riassume così l’impegno dell’esecutivo per riformare il mercato del lavoro: «I dati dell’Isfol dello scorso agosto rilevano i primi risultati raggiunti dal decreto Poletti sull’apprendistato: ad esempio un aumento del 16% dei contratti a termine e una contemporanea riduzione delle partite Iva e dei contratti a progetto. Con Garanzia giovani, poi, il governo ha investito un miliardo e mezzo – per due terzi risorse stanziate dall’Ue – per dare lavoro a 500mila giovani inattivi. A oggi si sono iscritti in 200mila al portale, 55mila dei quali contattati, le imprese hanno segnalato 59mila offerte di tirocinio e lavoro mentre 125mila percorsi di opportunità saranno messi a bando dalle Regioni». Sulle tutele crescenti ribadisce lapidario che «semplificano il quadro contrattuale e incentivano le aziende all’assunzione, non al licenziamento». Infine l’esecutivo incassa il sostegno delle Acli sulle riforme e la contrarietà allo scontro ideologico con la conclusione del presidente Gianni Bottalico. «Il contratto a tutele progressive le Acli lo sostengono da sempre. Crediamo invece che non deve diventare un totem né l’articolo 18 né una sua ulteriore riforma. Invitiamo il governo a metterlo da parte per concentrarsi invece sulla riforma dell’apprendistato, potenziando i percorsi di formazione e di riqualificazione professionale, garantendo ammortizzatori sociali efficaci, attraverso il sostegno al reddito ed alla formazione permanente. Per rendere più efficaci le politiche attive del lavoro e per un miglior coordinamento tra Stato ed enti locali, proponiamo la costituzione di un’agenzia nazionale per il lavoro. Altra idea delle Acli ripresa nel piano del governo è il potenziamento del servizio volontario nel sociale per i giovani per avvicinarli alle dinamiche del mondo del lavoro».Infine l’associazione torna a chiedere l’introduzione di un piano nazionale contro la povertà che contempli il reddito di inclusione sociale. Tra un mese verrà presentata la proposta di legge dall’Alleanza contro la povertà.