Il governo stringe i tempi sulla riforma del mercato del lavoro. È stato convocato per domani il nuovo vertice con le parti sociali a Palazzo Chigi. È il terzo round di una trattativa che l’esecutivo ha già detto di voler concludere in tempi rapidi, puntando a varare la riforma entro il mese di marzo. All’incontro, preceduto questa sera da un nuovo incontro tra i leader dei sindacati e degli imprenditori, si arriva in un clima di grande incertezza, che preoccupa il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «Non voglio «interferire» e «non lancio appelli», ha spiegato il capo dello Stato, ma sul lavoro «pongo il problema di un accordo valido tra il governo e le parti sociali, in particolare i sindacati». Napolitano ha aggiunto che «la coesione sociale non può significare immobilismo» bensì «una massima intesa tra le forze sociali e politiche per obiettivi di cambiamento e riforma», mentre sul piano dei contenuti ha sottolineato come sia «fondamentale» puntare su un «accrescimento della produttività che, purtroppo, in Italia è stagnante da molti anni».I contatti bilaterali sono proseguiti ieri con un faccia a faccia tra i segretari Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti e il presidente di turno di Rete Imprese Italia, Marco Venturi. Va avanti anche il tavolo tecnico sindacati-Confindustria, che porterà oggi i leader sindacali ed Emma Marcegaglia a valutare se è possibile andare al successivo al vertice di Palazzo Chigi con una posizione condivisa. Qualche tessera del puzzle sta andando a posto (dal rafforzamento dell’apprendistato agli ammortizzatori sociali) ma non la più importante di tutte, l’articolo 18, che probabilmente resterà fuori dal documento tecnico comune.Le voci di un’intesa di massima sul tema della mobilità in uscita (sospensione di 3-4 anni dell’articolo 18 per i precari in cambio dell’assunzione), raggiunta nel corso di un incontro segreto tra il premier Mario Monti e il leader della Cgil Susanna Camusso, sono state smentite seccamente domenica da entrambi gli interessati. Il no della Fiom a ogni modifica sui licenziamenti circoscrive i margini di manovra nella Cgil. Per questo non va esclusa nemmeno l’ipotesi che il governo valuti alla fine che un accordo complessivo su tutta la materia non è raggiungibile e si appresti – come del resto ha già ventilato – ad andare avanti da solo su alcuni temi. È uno scenario che non piace alla Cisl, dove si teme che i contatti Monti-Camusso possano essere serviti a sancire il disaccordo sull’articolo 18, più che un accordo. Il segretario Raffaele Bonanni ha chiesto ieri «proposte e discussioni trasparenti» e avvertito gli altri sindacati che «o abbiamo la stessa opinione su ogni questione o si va in ordine sparso» ma «nessuno si metta in testa che arriveremo a proteste unitarie con posizioni differenziate». La Cisl non vuole "geometrie variabili" e mezzi accordi, per questo nei giorni scorsi aveva avanzato proposte di mediazione sull’articolo 18, rifiutate però dalla Cgil. Nei prossimi due giorni comunque il quadro della trattativa dovrebbe farsi finalmente più chiaro.