Il governo ha l'obiettivo di portare la riforma del mercato del lavoro al massimo entro domattina all'esame del Capo dello Stato. Lo conferma il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, sottolineando di sperare "che sia pronto entro stasera, al massimo domani mattina".
Intanto il premier premier Mario Monti, tornato ieri dal suo viaggio in Asia, ha convocato per questa mattina un Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi per l'esame di alcune leggi regionali. Potrebbe essere anche l'occasione per un ulteriore confronto sul testo del disegno di legge che il ministro Elsa Fornero ha messo a punto sulla riforma del lavoro.Secondo le indiscrezioni, il testo definitivo non presenterebbe modifiche di rilievo rispetto a quello che èstato illustrato alle parti sociali e che è stato discusso nel Consiglio dei ministri dello scorso 23 marzo. Resta quindi il braccio di ferro tra sindacati e governo sulle modifiche all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, in particolare sul possibile reintegro per i licenziati in base a motivi economici, ipotesi su cui insiste pure il Pd chiedendo una mediazione positiva ai partiti che sostengono l'esecutivo quando il ddl verrà esaminato in Parlamento. Il testo definitivo del ddl dovrebbe essere presentato alle Camere prima di Pasqua, dopo un'altra riunione del Consiglio dei ministri fissata per giovedì.Sulla riforma del lavoro è intervenuto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel corso della conferenza stampa che ha tenuto ieri ad Amman, dove si trovava in visita ufficiale: "Il ddl sulla riforma del mercato del lavoro sarà presentato a breve". Il capo dello Stato ha annunciato che questa sera, di ritorno dalla Giordania, si occuperà di verificare qual è la situazione del ddl e "se è pronto per sottoporlo alla mia firma, che è soltanto di autorizzazione alla presentazione del disegno di legge in Parlamento". Napolitano ha poi concluso annotando che se si ritiene di dover intervenire sulla struttura delle relazioni industriali e della contrattazione lo si fa nella convinzione che ciò possa agevolare gli investimenti in Italia.Non c'è chiusura intanto da parte di Pdl e Terzo polo all'appello lanciato da Pier Luigi Bersani affinchè il ddldel governo sulla riforma del lavoro venga modificato nel corso del suo iter parlamentare, in particolare sull'articolo 18 di cui il segretario del Pd auspica una riformulazione che lo avvicini a quanto prevede il modello tedesco in caso di licenziamenti: "Io vedo la possibilità di un punto di caduta condiviso in Parlamento e lo scenario di un incaponimento del governo non lo prendo nemmeno in considerazione". Bersani, che in caso di un impegno comune dei partiti di maggioranza propone che il ddl possa essere approvato prima delle elezioni amministrative del 6 maggio, quella del lavoro è una buona riforma se si corregge qualche aspetto come quello del possibile reintegro dei licenziati per motivi economici. Il segretario del Pd si è detto anche disponibile ad accogliere alcune richieste del Pdl sulla flessibilità in entrata, "soprattutto se si tratta di alleggerire un certo carico burocratico".Replica dialogante, pur con qualche distinguo, da parte di Angelino Alfano, segretario del Pdl: "Meglio fare la riforma insieme che separati. Il tema, però, è cosa si fa se la Cgil dice no alla modifica dell'articolo 18. Ci preoccupa che l'agenda la detti il sindacato e non il governo che ha la bussola. Se il tentativo è quello di non scontentare la Cgil, il nostro è quello di non scontentare gli italiani approvando una riforma che crei più sviluppo e occupazione".Puntualizza Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc: "Su una cosa sono d'accordo con Bersani: quando dice votiamo prima di maggio. Sul reintegro decide invece il governo". Casini non esclude però che il confronto parlamentare possa modificare il ddl: "Sono convinto che si riuscirà a trovare un accordo e che alla fine potremo sostenere il progetto che il governo Monti porterà in Parlamento".La segretaria della Cgil Susanna Camusso annuncia: "Se il governo non cambierà la sua proposta sull'articolo 18, si andrà allo sciopero generale. Il governo deve decidere se vuole essere equilibrato o attaccare solo la condizione dei lavoratori". La leader della Cgil si dice convinta che le proposte finqui presentate dall'esecutivo non siano in sintonia con la maggioranza dei lavoratori, come dimostrerebbero i sondaggi effettuati finora. Critica resta pure la posizione di Cisl, Uil e Ugl sulla proposta di modifica dell'articolo 18 avanzata dal governo.Lega Nord e Idv ribadiscono la propria opposizione. "Per fare la riforma basta non toccare l'articolo 18 che non c'entra nulla", dice Antonio Di Pietro.