mercoledì 19 agosto 2020
La proposta di Hoffman, leader del potente sindacato Ig Metall, per salvare i posti di lavoro a rischio con la crisi. Ipotesi di allargare il "Kurzarbeit", il modello tedesco di cassa integrazione
Operai tedeschi al lavoro in un impianto della Volkswagen

Operai tedeschi al lavoro in un impianto della Volkswagen - Reuters

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Il Kurzarbeit, il "lavoro breve", la settimana corta alla tedesca, potrebbe salvare migliaia di posti di lavoro ma non l’industria automobilistica. È la situazione paradossale a cui va incontro la Germania, che ha fondato la sua potenza industriale proprio sul settore dell’auto.

I colossi automobilistici tedeschi, secondo i dati dell’agenzia federale del lavoro, solo in Germania hanno 830mila dipendenti e da soli rappresentano almeno il 5% del Pil tedesco. Ma il dieselgate e la pandemia rischiano di mettere in ginocchio una delle colonne portanti della locomotiva europea.

«Entro il 2030, 400mila dipendenti potrebbero essere licenziati nel settore automobilistico in Germania». Questo l’allarme lanciato dal quotidiano Bild e da altri media tedeschi che ovviamente hanno subito coinvolto il potente sindacato Ig Metall. «Per evitare licenziamenti dobbiamo far lavorare tutti ma di meno», è stata la proposta del leader sindacale Jörg Hoffman che poi in un’intervista al quotidiano Süddeutsche Zeitung ha precisato: «Il Kurzarbeit, la settimana lavorativa più breve sarebbe la giusta risposta ai cambiamenti strutturali in settori come quello automobilistico». Il sindacato sta pensando a quattro giorni lavorativi o a 28 ore settimanali.

L’industria automobilistica tedesca già prima della pandemia aveva iniziato una complessa ristrutturazione che in realtà alcuni esperti hanno descritto, senza mezzi termini, come la fine dell’éra dei motori a benzina e diesel e l’inizio di quelli elettrici. «La produzione di auto elettriche prevede un cambiamento radicale di tutta la catena produttiva. Più plastica e meno acciaio, più automazione e meno operai e soprattutto più digitalizzazione», ha spiegato Volker Quaschning, considerato uno dei principali esperti di energie alternative e mobilità elettrica in Germania.

«Entro i prossimi 15 anni il governo tedesco ha stabilito di ridurre drasticamente le emissioni di C02 – ha aggiunto in un’intervista al quotidiano berlinese Taz –. Senza il passaggio ai motori elettrici l’obiettivo non potrà essere raggiunto».

La rivoluzione elettrica dell’auto però è iniziata in concomitanza con la peggiore recessione economica nella storia della Repubblica e potrebbe indurre le case automobilistiche ad effettuare dei tagli che non hanno precedenti nella storia industriale tedesca. Ma l’Ig Metall non ci sta. Alcune società tedesche, tra cui anche la casa automobilistica Daimler, hanno già concordato orari di lavoro più brevi durante l’estate e hanno proposto un adeguamento salariale compensativo per i dipendenti. «Ridurre l’orario di lavoro era nell’interesse delle aziende in quanto non dovevano licenziare. Hanno mantenuto professionisti e risparmiato sui pagamenti di fine rapporto», ha aggiunto Hoffman. Secondo la legge tedesca per ricorrere al Kurzarbeit, «l’azienda deve trovarsi in difficoltà economiche o affrontare une evento imprevedibile e temporaneo».

Oltre ai salari ridotti o parzialmente ridotti a causa dell’assenza dal lavoro, il dipendente che fa il Kurzarbeit riceve un’indennità dall’Agenzia federale per l’impiego, pari al 60% del suo salario che aumenta al 67% se ha figli. Alla fine di aprile, in piena emergenza Covid-19, è stato deciso di aumentare temporaneamente le indennità di lavoro per il Kurzarbeit fino alla fine del 2020. L’indennità in alcuni casi potrà salire fino al 70% del salario, 77% per chi ha figli. Un intervento che ha un costo non da poco per le casse dello Stato. Pochi giorni fa il ministro delle Finanze, Olaf Scholz, non ha escluso un prolungamento del Kurzarbeit in alcune aziende fino a 24 mesi e il provvedimento potrebbe riguardare proprio le grandi case automobilistiche. Anche la cancelliera Angela Merkel punta sul Kurzarbeit che, secondo molti analisti, salvò la Germania dalla crisi finanziaria iniziata nel 2008. Ma oggi i numeri sono diversi e fanno paura. Nel maggio del 2009, in tutta la Germania, 1,44 milioni di persone usufruirono del Kurzarbeit. Ad aprile 2020 ne hanno fatto richiesta 10,1 milioni di lavoratori.

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