Alla fine l’Unione Europea sembra avercela fatta. Dopo la missione lampo mercoledì a Washington del commissario europeo al Commercio Cecilia Malmström, ieri è arrivata l’attesa notizia: il presidente Usa Donald Trump concede un’esenzione temporanea alla Ue per i dazi sull’acciaio e l’alluminio. Con l’Europa, esentati anche Canada, Messico, Australia, Argentina, Brasile e Corea del Sud. Ad annunciarlo è stato il rappresentante Usa al commercio, Robert Lighthizer, intervenendo di fronte al Senato Usa. «Stiamo negoziando con alcuni Paesi» ha detto Lighthizer, e per questo «abbiamo deciso di mettere in pausa per questi Sta- ti l’imposizione di tariffe». In nottata poi era attesa la firma di un decreto in tal senso da parte di Trump, anche se ieri sera non era ancora chiaro che tipo di condizioni il presidente avrebbe legato a questa concessione, lasciando un’ombra di incertezza. Una notizia giunta mentre i leader Ue erano riuniti nella prima giornata del Consiglio Europeo, la questione commerciale è stata affrontata durante la cena. Ieri fonti Ue affermavano che la decisione «è in linea con le nostre aspettative». «La scelta va nella giusta direzione – ha commentato il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani – perché non siamo noi gli avversari degli Usa». «È solo ragionevole – ha commentato anche il premier danese Lars Lokke Rasmussen – che l’Ue sembri essere stata omessa dai dazi basati su motivazioni di sicurezza dato che Ue e Usa sono stretti alleati ». Il fronte compatto ha funzionato. «La cosa positiva – ha detto il presidente francese Macron – è che la Ue ha riaffermato la sua unità, la Commissione ha risposto con una voce sola e in modo rapido, e io come altri leader ho avuto diverse discussioni con il presidente Trump». «Penso che l’Europa si sia presentata unita – ha detto anche la cancelliera Angela Merkel – e ha perorato la causa del libero commercio e contro il protezionismo», perché, ha aggiunto il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, «se gli Usa diventano protezionisti tutto il mondo avrà un problema».
Rimane da capire se, come ventilavano giorni fa fonti comunitarie, la Commissione comunque aprirà il dossier con la Wto: se non lo farà entro i tempi previsti (10 giorni), non avrebbe poi più possibilità di reagire qualora Trump decidesse di revocare la sospensione. La partita si sposta ora sul negoziato con Washington, che chiede di rivedere i rapporti commerciali con la Ue – tema centrale nei falliti negoziati per il mega accordo commerciale transatlantico Ttip. «Stiamo iniziando il negoziato con la Ue – ha avvertito ieri Trump – perché in buona parte ci sta tagliando fuori, ha barriere, dazi molto alti. E non è giusto». La Ue è pronta a discutere, ma per farlo voleva togliere quella che una fonte tedesca chiama «la pistola alla tempia». «Siamo particolarmente interessati – ragionava ieri il premier Paolo Gentiloni – alla discussione sul commercio, sulle relazioni commerciali transatlantiche. L’Italia è da sempre fautrice di un commercio libero, aperto e, naturalmente, equo». In realtà la situazione non è quella che descrive Trump. Ad esempio sul fronte delle auto, che il presidente cita spesso: a parte il fatto che i principali produttori tedeschi hanno stabilimenti negli Usa che danno lavoro a 36.500 persone, è vero che il dazio Usa sulle auto è del 2,5% contro il 10% dell’Ue, ma è anche vero che gli Stati Uniti impongono dazi del 25% sui camion. Come – auto a parte – del 164% sulle noccioline, del 48% sulle scarpe e del 12% sul tessile. Da discutere c’è davvero molto.