mercoledì 8 luglio 2015
Cinque giorni per trovare un accordo. Domenica prossima il Consiglio a 28.
 

 

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Adesso l’ultimatum per la Grecia c’è davvero. Un accordo per un nuovo programma dovrà essere trovato entro domenica. «Domenica è la scadenza ultima », se non ci sarà intesa «il negoziato cesserà. Per la Grecia è la possibile insolvenza, ma le conseguenza sarebbero gravi per tutta l’Ue. Il momento è grave» ha detto il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk al termine dell’Eurosummit sulla Grecia ieri a Bruxelles. Sempre per domenica è stato indetto un nuovo vertice, questa volta un Consiglio Europeo a 28 Stati membri che dovrà sancire l’intesa o l’uscita della Grecia dall’Euro. «Abbiamo preparato un piano dettagliato per un Grexit, anche se non lo voglio, nel caso che la Grecia non ottemperi» ha detto senza mezzi termini anche il presidente della Commissione Europa Jean-Claude Juncker. Tra gli altri scenari nominati dal lussemburghese, anche quello di 'aiuti umanitari' per aiutare le fasce più deboli della popolazione greca più colpite dalla gravissima crisi.  Un messaggio durissimo, a dimostrare che le speranze di Tsipras di essere 'rafforzato' dal no domenica erano fallaci. «Io lo avevo avvertito, stasera si è visto che il referendum lo ha molto indebolito», ha detto Juncker. Anzi il premier si è visto intimare di presentare «entro giovedì 9 luglio» (domani), le proposte che faranno da base per un accordo per un terzo programma di aiuti (che dovrebbero essere di almeno 30 miliardi di euro). Richiesta, che avverrà sotto forma di una lettera inviata al fondo salva-stati Esm, che il nuovo ministro delle Finanze greco Evklidis Tsakalotos ha preannunciato ieri all’eurogruppo che ha preceduto l’Eurosummit. «Non appena arriverà la lettera di richiesta greca – ha detto il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem – avremo spero già domani una teleconferenza dell’Eurogruppo per avviare formalmente il processo per affrontare la richiesta. Chiederò alle istituzioni di guardare alla situazione finanziaria in Grecia, alle finanze e alla sostenibilità del debito e poi le istituzioni torneranno da noi e vedremo se potremo avviare i negoziati. Tutto questo deve esser fatto nel giro di giorni, il tempo è pochissimo». «Per l’accordo – ha avvertito anche il cancelliere tedesco Angela Merkel – non è una questione di settimane, ma di giorni». «Il posto della Grecia è nell’euro – ha detto anche il presidente francese François Hollande – ma dovrà fare proposte subito».  Un clima decisamente aspro, con vari leader di diversi Paesi con posizioni se possibili ancora più aspre dopo il no greco. «Il governo greco – ha tuonato ad esempio il presidente della Lituania Dalya Grybauskaite – continua a dire 'mañana' (domani in spagnolo, ndr),  non possiamo continuare così». Una pressione fortissima su Tsipras, che ha avuto un incontro a quattro con Juncker, Merkel, Hollande e il presidente della Bce Mario Draghi prima della riunione. È stato poi lo stesso Tsipras a intervenire per primo nella riunione a 19, seguito da Juncker, Draghi e Dijsselbloem. Tsipras ha confermato l’intenzione di chiedere il nuovo programma Esm ma ha anche chiesto un prestito ponte per fare fronte alle scadenze più immediata, a cominciare dalla scadenza dai 3,5 miliardi di euro per la Bce il 20 luglio. Sul prestito ponte c’è disponibilità, ma limitata. Le vie sono due: o un mini programma sempre con l’Esm, che comunque dovrebbe avere le stesse procedure di quello più ampio, ma la Germania non pare disponibile, oppure il versamento dei profitti della Bce ad Atene, che coprirebbero il debito di luglio con la stessa Banca centrale, Berlino è favorevole. E tuttavia, ha detto Merkel, serve prima una «prospettiva a lungo termine, e quando questa sarà definita allora potremo parlare del breve periodo». Tradotto: prima l’accordo sul programma, poi si parlerà del ponte. Sarà quello il nodo difficilissimo. Ieri il governo greco faceva trapelare che l’idea si base sulle ultime proposte di Juncker di fine giugno, con qualche 'modifica' – niente eliminazione dello sconto fiscale alle isole, niente aumento dell’Iva sui ristoranti, eliminazione graduale e più tardi dei sussidi alle pensioni più basse, ad esempio. Se davvero così sarà, però, difficilmente Atene andrà lontano, queste 'modifiche' non sono state accolte a fine giugno e difficilmente lo saranno ora. Ieri Merkel, al contrario, ha fatto sapere che per il nuovo programma «dovrà andare ben oltre le ultime proposte» offerte alla Grecia da Juncker a fine giugno. Non sul tavolo, infine, la ristrutturazione del debito greco. 

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