La centrale nucleare di Nogent-sur-Seine in Francia - Ansa
Oggi l’Italia ha consumi di energia elettrica «da 300-310 terawatt all’anno», tra vent’anni saranno raddoppiati. Con eolico, fotovoltaico, geotermico, idroelettrico riusciremo in futuro a coprire il nostro fabbisogno energetico? Secondo il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto no. Il governo Meloni lavora su un’altra strategia energetica, che punta al nucleare di nuova generazione. «Già oggi importiamo il 10-15% della nostra energia da fonte nucleare, essenzialmente dalla Francia, quindi il futuro è andare su modelli di nuovo nucleare, che non saranno più le grandi centrali, ma piccoli moduli in attesa di avere il grande nucleare da fusione».
L’Italia può, dunque, puntare a diventare un hub dell’energia nucleare? Alcuni segnali da parte dell’esecutivo sono già arrivati: si sta lavorando a una newco, partecipata dal Mef, a sostegno pubblico per il rilancio del settore. Si punta sul partenariato pubblico-privato. Dialogo aperto con Enel, Leonardo e Ansaldo in occasione dell’incontro del Gruppo mondiale per l’energia da fusione, nuovo strumento multilaterale per mettere al servizio dello sviluppo mondiale di una tecnologia «che non è più utopica ma a portata di mano», per dirla con il direttore generale dell’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Mariano Grossi. L’orizzonte della fusione nucleare è ambizioso: secondo il direttore Grossi «serviranno 5-6, forse 10 anni». Nessuna certezza sui tempi per arrivare a produrre su larga scala energia da fusione nucleare: «Dipende dal livello degli investimenti e da fattori imprevedibili. La novità è l’interesse del privato, con investimenti importanti in Stati Uniti e in Europa» che ha investito 5,6 miliardi di euro sul programma Iter. Grossi ha sottilineato «l’approccio diverso, più dinamico» del governo Meloni, definendo l’Italia «il Paese più nucleare dei Paesi non nucleari». L’accelerazione italiana è legata anche al fatto che «i giovani hanno superato il problema della paura nucleare», sostiene Stefano Buono, ceo e fondatore di Newcleo, che lavora alla progettazione, costruzione e gestione di reattori modulari avanzati quarta generazione. Strutture di dimensioni tali da poter essere installati su piattaforme petrolifere offshore (obiettivo di un recente accordo con Saipem), accanto a fabbriche energivore o persino a bordo di navi portacontainer come propulsori (scopo della collaborazione con Fincantieri e Rina).
Se l’energia da fusione può avere le potenzialità per garantire la sicurezza energetica, quella da fissione non ha futuro per la sua pericolosità: è il caso di Sogin che ha iniziato nella centrale di Caorso le attività di smantellamento dei sistemi e dei componenti all’interno dell’edificio reattore. Nel processo di dismissione dell’impianto emiliano, le attività condotte finora hanno incluso la realizzazione dell’impianto elettrico di cantiere e proseguiranno con l’installazione dei mezzi per la movimentazione dei materiali smantellati e con l’allestimento dell’impianto per eseguire tagli a caldo, specificatamente progettato per affrontare i componenti più complessi per dimensione e spessore.
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