È un Salone dell’automobile depresso quello che si chiuderà domenica a Francoforte, forzosamente elettrico – e quindi ancora lontano dalla realtà del mercato e della mobilità attuale – e falcidiato dalle assenze di gran parte dei costruttori che non reputano più interessante investire in rassegne che sembrano aver fatto il loro tempo. Qualcuno, come Renault, a Francoforte ha scelto di esserci comunque, avendo un prodotto importante da presentare (nello specifico la nuova Capture), ma solo con un tristissimo stand esterno stile gazebo elettorale, specchio perfetto della realtà attuale del mondo dell’automotive: indeciso, preoccupato e ridimensionato nelle prospettive.
La situazione pare abbastanza chiara: il progressivo distacco dalle fonti energetiche tradizionali sta condizionando il mercato e secondo l’ultimo rapporto di Standard & Poor’s, le immatricolazioni di auto e veicoli commerciali leggeri diminuiranno del 2-3% quest’anno, senza che ci sia una prospettiva di risalita il prossimo anno né nel 2021 a causa del peggioramento delle condizioni economiche globali, la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e soprattutto l’alto costo della transizione verso l’elettrico. Che non è per i costruttori – vale la pena di ribadirlo – una rivoluzione volontaria ma una soluzione obbligata per evitare le pesantissime sanzioni economiche previste dalla Ue (quantificabili in circa 30 miliardi di euro complessivi) per chi non rientrerà nei limiti di emissioni di CO2 imposti. E qui le cifre sono drammatiche. Nel 2018 sono stati circa 200.000 i veicoli elettrici immatricolati in Europa: secondo alcuni calcoli dovranno essere più di 2 milioni, addirittura dieci volte tanto, nel 2021 per soddisfare gli standard richiesti. Ma come ha recentemente ribadito Max Warburton, analista della Salford C Bernstein, il problema è che «non esistono al momento studi di marketing che confermino che esista la capacità di vendere le auto elettriche», ancora troppo care e troppo poco supportate da una rete di ricarica sufficientemente agile per renderle appetibili su larga scala.
Così l’industria dell’auto si sta avvitando in una crisi che azzera i margini – visto che per almeno altri 5 anni la produzione di vetture a batteria è prevista senza profitti – e rende fumoso il futuro, costruito oggi solo al computer con progetti fantasiosi di una mobilità virtuale e perfettamente sostenibile ma, appunto, del tutto irreale.
Mentre crescono progressivamente l’autonomia media delle vetture a batteria e le infrastrutture per rifornirle, il passo fondamentale per sdoganare la mobilità elettrica può essere rappresentato dalla produzione di modelli accessibili dal punto di vista del prezzo. E qui il Salone di Francoforte ha effettivamente segnato una svolta, presentando dopo decine di prototipi mascherati la versione definitiva di almeno due vetture reali e pronte per essere guidate.
A quattro anni di distanza dallo scandalo del Dieselgate che le è costato più di 30 miliardi di dollari di multe, Volkswagen ha aggiornato la sua e-up! aumentandone l’autonomia a 260 km e riposizionandone il prezzo: ora la piccola city-car parte da 23.350 mila euro che, con gli incentivi statali e i contributi regionali in Lombardia ad esempio, diventano appena 6.500.
Salendo di categoria, Volkswagen a Francoforte ha battezzato ufficialmente la ID.3, modello simile alla Golf (4,26 metri) ma 100% elettrica e più economica, visto che costerà in Italia 30mila euro e godrà degli incentivi statali (a oggi fino a 6.000 euro per questa categoria di vetture). L’autonomia dichiarata è di 420 km, la produzione inizierà a novembre e sarà su strada tra meno di nove mesi. La ID.3 ha già ricevuto oltre 30.000 prenotazioni divise tra Germania, Norvegia, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito, non poche considerando che il pre-ordine (non vincolante) prevede il deposito di 1.000 euro. Con la ID.3, si apre una nuova era per Volkswagen. Si tratta del primo modello di una intera gamma di vetture a trazione totalmente elettrica che il costruttore tedesco introdurrà per rendere la mobilità elettrica attraente e sostenibile per tanti.
Anche Honda ha alzato il velo sulla sua nuova city car a zero emissioni due anni dopo il primo concept Urban EV esposto proprio qui a Francoforte. Honda e sarà presto in vendita a partire da 35.500 euro (esclusi incentivi statali) in alcuni mercati: le prime consegne sono previste per la prossima estate. Squadrata, simpatica e originale nelle forme vagamente retrò, è la prima vettura introdotta dal costruttore giapponese nel mercato europeo ad essere alimentata esclusivamente con motore elettrico e rappresenta un ulteriore passo verso l’obiettivo di commercializzare in Europa solo vetture con tecnologia elettrificata entro il 2025. Secondo Simone Mattogno, direttore di Honda Italia, «con una lunghezza di meno di 4 metri , 220 km di autonomia quando 50-60 sono il massimo delle necessità giornaliere dei clienti metropolitani, 150 CV, trazione posteriore, telecamere digitali ad alta definizione al posto degli specchietti e una grande agilità di utilizzo, Honda e può diventare una delle pioniere della mobilità a zero emissioni su larga scala».
Poche per il resto le novità nel “reparto” auto tradizionali: Opel Corsa e Astra, Hyundai i10, Ford Puma, Renault Captur e il ritorno della Land Rover Defender. Complice le assenze del Gruppo PSA (rappresentato solo da Opel), di Fiat-Chrysler (comprese Maserati e Ferrari) e dei giapponesi di Toyota, Nissan, Mitsubishi, Suzuki e Mazda, oltre a Kia, Volvo e Subaru, per limitare l’elenco solo ai brand più popolari, hanno spadroneggiato i costruttori tedeschi, padroni di casa liberi di allargarsi ma non si esultare troppo. L’auto piange e si interroga, ma nemmeno in Germania – per tante ragioni – è tempo di ridere.