martedì 10 settembre 2019
Il nuovo iPhone 11 a 699 dollari non scalda il pubblico all'evento annuale del gruppo americano. Il mercato degli smartphone è saturo e senza novità significativa occorre mettere mano ai listini
Il responsabile marketing di Apple Phil Schiller presenta i listini dell'iPhone 11 (foto Epa)

Il responsabile marketing di Apple Phil Schiller presenta i listini dell'iPhone 11 (foto Epa)

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Non hanno sbagliato alcuni analisti a definire il 2019 un anno di transizione per Apple: senza infamia e senza lode, ma sintomatico della necessità di guardare a un nuovo pubblico e a nuove prospettive fuori dalla propria zona di comfort. E soprattutto di muoversi puntando sul volume e non più solo sul valore. Una rinnovata politica che l’azienda sembra aver sposato, come ha dimostrato in occasione del suo evento annuale, puntando sui servizi e non più solo sul prodotto.

A partire da Arcade, la nuova piattaforma di gaming che avrà presto più di mille videogiochi disponibili con un abbonamento familiare (fino a sei utenti) a 4,99 dollari al mese. Stesso prezzo e stessa politica anche per la Tv+, che sarà disponibile da novembre con anche una serie di produzioni originali.

È una scena familiare ormai: giornalisti, blogger e appassionati in attesa che venga presentato un nuovo dispositivo tecnologico. Si è ripetuta anche ieri quando come sempre Tim Cook è salito sul palco con una buona dose di presenza scenica e di frasi a effetto. L’evento, dove si attendeva il lancio annuale del nuovo iPhone (il tredicesimo) è ancora uno dei più importanti nel calendario tecnologico mondiale. Eppure l’entusiasmo non è quello di una volta. E nemmeno il mercato: oggi nel 2019 - e dodici anni dopo che Steve Jobs tirò fuori dalla tasca dei suoi jeans il primo iPhone - il segmento degli smartphone è saturo. Secondo analisti di mercato come Ihs Markit le spedizioni di smartphone nel mondo sono calate anno su anno per sette trimestri consecutivi, il periodo più lungo di calo delle vendite finora registrato. Persino la Cina, fra i maggiori acquirenti di dispositivi mobili al mondo, vive un periodo di crisi.

La crisi coinvolge non solo Apple, ma tutti i principali produttori: i prezzi in generale sono cresciuti in questi anni, ma i miglioramenti tecnici non sono stati direttamente proporzionali. Per Apple l’ultima novità degna di nota risaliva al 2017, quando dopo tanti anni di onorato servizio è sparito il tasto "home" ed è stata introdotta la tecnologia di riconoscimento facciale. Quest’anno il trend non è cambiato. Il nuovo iPhone 11 - con un display da 6,1 pollici - richiama la linea degli ultimi modelli, fatta eccezione per le due fotocamere posteriori racchiuse in un quadrato. Unica rivoluzione? Il prezzo, che diventa più "democratico": 699 dollari per il nuovo modello, sebbene per gli appassionati dei prezzi da pc ci siano comunque le versioni Pro e Pro Max a 999 e 1.099 dollari. Persino il nuovo iPad - questa volta in alluminio 100% riciclato - non è poi così nuovo, ma almeno ha dalla sua un prezzo ragionevole: 399 dollari. Stesso prezzo pure per il nuovo Watch a cui Apple affianca anche la "vecchia" serie 3 a 199 dollari per chi vuole spendere meno.

L’industria tecnologica ha una lunga storia di aziende che per anni si sono sedute sugli allori, ma raramente è stata una buona strategia. In questo caso però, rivedere i prezzi e ampliare e democratizzare i servizi è già una bella novità.

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