La manovra dei bonus, quella che in virtù delle molte "elargizioni" – nella narrazione di oppositori e maligni – avrebbe dovuto assicurare un dividendo politico in occasione del Referendum, ha fallito la sua missione. È passata, questo sì, a tempo di record, ieri, con fiducia, anche in virtù dell’esito referendario che ha aperto la crisi di governo. Ma non è riuscita a convincere gli italiani che una buona strada – nella narrazione del governo, questa volta – era stata intrapresa e che per ciò poteva valere la pena rafforzare la leadership in carica.
E dunque dove si va ora? A quale racconto credere? È stata la manovra delle "marchette", secondo la triste definizione da creativi mediocri che circola in queste ore, o un intervento da difendere a prescindere dalla visione politica? Punto cruciale, perché al di là delle questioni di merito ne esiste una di metodo: piaccia o no, la legge di Bilancio è stata approvata da un Parlamento nel pieno delle sue funzioni. E il rischio che si paventa ora, nel dispiegarsi della crisi, è che una nuova maggioranza e un nuovo governo possano decidere di smontare o rendere parziali e inefficaci provvedimenti legittimi quanto attesi.
C’erano e ci sono misure che vale salvare e altre meno, ovvio, ma non è più questo il punto. L’aumento della 14esima per i pensionati, così come il rientro dei capitali ai confini del condono, o la "mancia" ai maggiorenni, non possono rappresentare un alibi per lo smantellamento di un edificio che semmai andava reso più coerente nella direzione dello sviluppo sostenibile. Il rischio di un intervento correttivo causa deficit è reale. Ma le misure che hanno fissato gli interventi per il contrasto alla povertà, come i bonus per bebè, future mamme, baby-sitter, asili nido (peraltro senza limiti di reddito: da welfare dei Paesi nordici!), il sostegno alle scuole pubbliche statali e paritarie, o l’ampliamento degli sconti sulle tasse scolastiche, ecco, interventi di questo tipo c’è una ragione perché siano sacrificate in nome di altri interessi?
C’era una coerenza da ritrovare, questo sì, nella manovra, in un Paese dove i poveri sono le famiglie con figli e troppi cittadini tradiscono la speranza cercandola in una sala scommesse. Ma è costruendo che si procede, non il contrario.