L’ombra non si è dissolta. Tutt’altro: ha ripreso ad allungarsi, dopo essersi ritirata mentre imperversava la tempesta sui mercati finanziari, nel terribile biennio 2008-2009, quando è scoppiato il bubbone dei mutui
subprime e un colosso come Lehman Brothers franò quasi fosse una torre d’argilla. Ne paghiamo ancora le conseguenze, risultando l’attuale recessione italiana, per molti aspetti, un effetto di quello tsunami. Il sistema bancario ombra, secondo le stime più recenti, è quantificabile in 70.000 miliardi di dollari. Migliaia di miliardi. Fuori controllo. Extra-regolamentazione. Ombra, appunto. Per avere una vaga idea di quanto sia lunga, basti pensare che il Pil degli Stati Uniti ne vale 14.000, quello del mondo intero 70.000 – quanto il sistema bancario ombra – mentre tutte le masse gestite «in chiaro» da assicurazioni e fondi pensione ammontano a poco meno di 50.000 miliardi di dollari. Se, dunque, l’immensa liquidità immessa negli ultimi due dalle 4 grandi Banche centrali del mondo (Stati Uniti, Europa, Giappone e Inghilterra) potrebbe favorire già di per sé il gonfiarsi di una nuova, gigantesca bolla nella finanza globale regolamentata, figurarsi quel che potrebbe succedere allorché si ripresentasse una crisi di liquidità proprio nel sistema bancario ombra, come accaduto cinque anni fa. Quando l’ombra era addirittura più lunga, in proporzione agli attivi bancari, rispetto a quella attuale. Non a caso il governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, ha lanciato ieri un doppio allarme: un periodo prolungato di tassi d’interesse molto bassi, ha ammonito, «potrebbe indurre le banche ad assumere rischi eccessivi». Ma soprattutto, ha aggiunto Bernanke, lo
shadow banking, il sistema extra-bancario, continua a rappresentare «un serio pericolo: oggi è più piccolo rispetto a prima della crisi, ma molti fondi (per lo più speculativi,
ndr) potrebbero non essere ancora capaci di far fronte a una situazione di default (fallimento,
ndr)».Sarebbe un errore considerare i due sistemi, quello regolare e quello extra, entità separate. E quanto accaduto con la più grave crisi finanziaria dal 1929 lo dimostra. I famosi mutui
subprime erano stati impacchettati dal sistema bancario «normale» e trasformati in obbligazioni, attraverso un processo di cartolarizzazione, grazie a «banche ombra». Che a loro volta li vendevano a investitori con un buon appetito per il rischio sul canale
over the counter non bancario. Il virus, pertanto è stato iniettato dagli istituti di credito «regolamentati» e trasmesso, potenziato, dalle banche ombra con la complicità delle agenzie di
rating colpevoli di non avevano etichettato quelle provette con la dicitura «pericolosissimo». Le istituzione non finanziarie, percepito l’inganno, hanno ritirato la liquidità facendo crollare tutto.Stando a Bernanke, questo tipo di contagio fra sistemi contigui e interconnessi – in cui la liquidità, cioè, passa facilmente da una parte all’altra – potrebbe riaccendersi. Anche perché il mercato delle cartolarizzazioni, praticamente bloccato in Europa, dovrebbe presto ripartire per volontà della stessa Bce. Francoforte potrebbe utilizzarlo, con tutte le attenzioni del caso, per consentire alle banche di migliorare la qualità degli attivi e liberare quindi nuovo credito alle imprese, accelerando potenzialmente la ripresa dell’economia reale.Il primo monitoraggio sulle dimensioni dello
shadow banking è in ogni caso recentissimo, avendolo realizzato la Fed di New York solo nel 2010. Il carotaggio più aggiornato, invece, è quello del Financial stability board: datato novembre 2012, fa un consuntivo del 2011. Ebbene, nel rapporto il Fsb indicava una dimensione presunta delle masse transitate sul canale extra-bancario pari a 67.000 miliardi di dollari. Presunta perché dal computo, comprendente 25 Paesi più l’Eurozona, erano esclusi i fondi speculativi con sede in paradisi fiscali, a partire dalle Isole Cayman. Circa il 35% dei capitali monitorati viene generato negli Stati Uniti, altrettanto nell’Eurozona, il 13% in Gran Bretagna. Il rapporto, tuttavia, intercetta un dato forse ancora più interessante: la velocità dell’espansione. Il sistema ombra ha accelerato violentemente fra il 2002 e il 2007, passando da 26.000 a 62.000 miliardi. Poi, a partire dal 2008, si è come acquattato, durante la crisi finanziaria internazionale, e ha dunque ripreso a correre nel 2011 a una velocità di 6.000 miliardi l’anno, tanto che in Europa (non negli Stati Uniti) le transazioni hanno superato il livello pre-crisi. Circostanza, quest’ultima, che induce a un sospetto: le banche d’affari potrebbero aver spostato recentemente parte della loro attività nell’ombra per aggirare controlli diventati sempre più stringenti.L’Unione europea ha introdotto infatti regole più severe per gli istituti di credito proprio per evitare nuovi fallimenti in seguito a crisi stile Lehman. Nell’aprile 2012, in particolare, è stato approvato il nuovo regolamento Emir (
Europea Markets and Infrastructure Regulation) che impone dal 2013 di scambiare anche i derivati
Over the counter (Otc, letteralmente «sul bancone») attraverso «casse di compensazione» che ne assicurino la solvibilità, nonché di registrarli presso centrali dati.Si è lavorato parecchio, quindi, soprattutto a livello europeo, sulle regole per rendere più solido e trasparente il sistema bancario «normale». Meno e comunque poco per quello «in ombra». Il G7 finanziario di Londra (vedi articolo a fianco,
ndr) dovrebbe preparare il terreno per gli appuntamenti cruciali dei prossimi mesi: sarà il G8 di giugno, sempre nella capitale britannica, a impostare l’architettura regolatoria dello <+corsivo>shadow banking<+tondo>. Per passare poi i materiali al G20 di San Pietroburgo, previsto in settembre. Per ora l’ombra cresce. Al passo di 6.000 miliardi di dollari l’anno. E si affianca a un sistema bancario tradizionale inondato di liquidità. Un mix da sbornia, mette in guardia il Fsb: «Bisogna stare attenti alle catene finanziarie lunghe, a volte con infiniti passaggi dello stesso denaro, perché se qualche anello passa per lo
shadow banking, lì si forma una crepa che può far saltare tutto».