Alla fine ha vinto una coppia di gelatieri australiani, John e Sam Crowl di Sydney, con la specialità «Mandorla Affogato», davanti al calabrese Francesco Mastroianni e al mantovano Alessandro Lancierini, ma la tappa conclusiva di Rimini del Gelato World Tour ha dimostrato ancora una volta che il gelato italiano sta diventando un brand e un business a livello globale, come la pizza o l’espresso.Organizzata da Carpigiani, leader mondiale delle macchine di lavorazione del gelato, e da Sigep Rimini Fiera in partnership con Ifi e Mec3, per promuovere la cultura e la conoscenza del gelato non confezionato (in questo senso "artigianale",
ndr), la manifestazione internazionale ha coinvolto maestri gelatieri provenienti dai cinque continenti e ha toccato città come Roma, Valencia, Melbourne, Dubai, Austin e Berlino, attirando oltre 600mila appassionati del gelato italiano che ne hanno assaggiato più di 40mila chili proposti in incredibili variazioni di sapori. «In Italia il consumo pro capite – spiega Enrico Amesso, direttore commerciale di Carpigiani Professional – è cresciuto dai 7,6 chili del 1996 ai 9,7 del 2013. Se 18 anni fa gelato industriale e gelato artigianale se la giocavano alla pari, con il 50% di quote di mercato ciascuno, nel 2013 il primo comparto è cresciuto fino ad occupare il 66% del totale. Ma la sfida oggi è soprattutto all’estero».Infatti, se in Italia si contano 39mila gelaterie, in tutta Europa se ne trovano "solo" 50 mila, con le punte della Germania (9mila) e della Spagna (2 mila). «Continenti come Nord America , Asia e Oceania hanno numeri assolutamente ridotti rispetto alle potenzialità del mercato: 900 le gelaterie negli Usa, un migliaio in Giappone, circa 200 in Australia, 300 in Medio Oriente, tra Cina e Sud Est Asiatico altre 500, e non a caso tutti questi mercati sono stati mete del Gelato World Tour». Proprio la diffusione a livello internazionale del modello della gelateria
made in Italy è la mission di un sistema manifatturiero specializzato fatto di artigiani, produttori di semilavorati e costruttori di macchine e arredi per il settore, i tre segmenti della filiera grazie ai quali il nostro Paese è leader indiscusso a livello mondiale. In Italia, il settore muove oltre 2,7 miliardi di euro di giro d’affari: 2 miliardi arrivano direttamente da coni, coppette e vaschette; 300 milioni li realizza l’industria delle macchine specializzate nella lavorazione del gelato, con una quindicina di imprese che occupano 450 dipendenti; altri 500 milioni di ricavi e 500 occupati caratterizzano il segmento dei fabbricanti di arredamenti e attrezzature specializzate, mentre 450 milioni li totalizza il business dell’industria di ingredienti e semilavorati, forte di 80 marchi e 1.600 addetti. L’Unione europea, con la Germania in testa, rappresenta il principale mercato di esportazione, anche se sempre maggiori richieste arrivano dagli Usa, dall’Est Europa, dall’Estremo Oriente e dall’Australia. Nel complesso, quello del gelato artigianale è un mondo che dà lavoro a oltre 150mila persone e rappresenta uno dei pochi comparti in crescita imprenditoriale e occupazionale: un’altra eccellenza del made in Italy alimentare che il prossimo Expo 2015 potrà certamente valorizzare.